la redazione
Avanti.it
E così, dopo un’assenza di dieci mesi, siamo tornati a pubblicare. In netta controtendenza, peraltro, perché sembra che nell’ambiente della controinformazione i testi argomentativi di spessore non siano mai stati di moda. Anzi, qualche tempo fa uno dei più seguiti parlò in maniera assai chiara, asserendo che scrivere era inutile, e che lui non avrebbe scritto più nulla, proprio perché era già stato scritto tutto (da lui, e da chi sennò?).
E l’aveva toccata piano, il signore. Ci sono altri per i quali scrivere è inutile, superfluo, anzi addirittura dannoso per la lotta contro il transumanesimo, il sionismo bellicista e il capitalismo della sorveglianza. E fioccano, dai gonfi bargigli di guru più o meno in buona fede della più o meno resistenza, appelli a smetterla una buona volta con queste verbose analisi della realtà: abbiamo già capito tutto, ora serve l’azione. E al troisiano “sì, ma quale azione?” la risposta, per quanto possa variare da un guru all’altro, è sempre la stessa: segui me, finanzia me, vota per me…ci penso io.
Poco, disperatamente poco, è cambiato dalla scorsa primavera, quando l’Avanti! ha interrotto le pubblicazioni. Se è vero che il rigurgito tecnofascista del potere degli ultimi anni ha inevitabilmente allargato e messo in luce il panorama dell’informazione alternativa, è altresì innegabile che essa è, nella sua quasi totalità, pura immondizia. La resistenza s’è fatta community: la maggior parte dà sfogo alla sua sterile rabbia attraverso lo scrolla-e-scazza dei social, prestandosi docilmente al ruolo di cavie da socioingegneria. I canali più strutturati, nel frattempo, da Gioia Tauro a Milano, già si attovagliano col Potere, aspettando il proprio turno nella grande giostra dello spettacolo politicomico. E ci si chiede come mai i più strutturati siano proprio loro.
Di fronte a questo panorama desolante, abbiamo deciso di creare l’Avanti!, il nostro Avanti. Un progetto pirata, nato con la precisa volontà di strappare un pezzo di storia ai voraci scarafaggi del socialismo post-craxiano e restituirlo a una narrazione popolare. Per questo motivo, e per nessun altro, abbiamo deciso di essere l’Avanti. E non l’abbiamo fatto per andar contro ai socialrettiliani della compagine martelliana, né per dare ulteriori noie ai candidi craxini Bobo e Stefania. L’abbiamo fatto perché il giornalismo è militanza, e la critica corsara è l’unica arma che resta agli sfruttati, ai calpestati, ai vessati, per non finire inghiottiti da un capitalismo che attraverso la tecnologia prova ad assurgere a divinità, a sancire il suo dominio su tutte le sfere dell’umano.
L’Avanti corsaro che avete potuto apprezzare nel nostro anno di attività, dunque, si discosta in toto e da Martelli e compagnia brutta, e dai fuochi fatui della finta libera informazione. Il nostro proposito è fornire alle generazioni presenti e future i mezzi per una militanza consapevole. Opponiamo all’ipertrofia comunicativa che vampirizza l’energia, spegne la militanza e svuota le piazze, una visione approfondita in grado di fornire al lettore nutrimento per il senso critico, quel “possesso per sempre” che era stato caro a Tucidide. Per questo la nostra filosofia editoriale, e chi ci ha letti attentamente se n’è accorto, associa una fase analitica deformativa a una fase spirituale formativa. In definitiva, abbiamo scelto di stare da questa parte della storia. Ostinatamente dalla parte del torto.
Ma allora chi siamo? perché ci siamo fermati? quale scopo ha il nostro progetto editoriale? Rispondiamo a tutto, una volta per tutte. Siamo un gruppo militante che ha iniziato questo progetto con il capitale privato di una persona che lo ha donato spontaneamente, senza volere nulla in cambio, permettendoci di andare avanti per un anno con una redazione di nove elementi. A maggio scorso, finiti i capitali, è finito il progetto. Tornati alla vita ordinaria, tuttavia, mai dentro di noi ha cessato di ruggire lo spirito guerriero che ci aveva animati. Tutto quanto avevamo preconizzato si stava avverando, dall’agenda digitale allo scellerato massacro di Gaza, dalla carestia programmata alla terza guerra mondiale, e sentivamo di non poter restare con le mani in mano. I nostri scritti non cambieranno il corso della Storia, ma la nostra coscienza ci impone di scrivere, se non altro come atto di irriducubile testimonianza. Mai ci troverete su un palco, né in una listarella elettorale, e nemmeno nella ridda degli influencer “alternativi” ma telegenici. Ci troverete qui, cari lettori. Come dice il poeta, Verso la meta conclusiva, la città elementare/ Io vado avanti quanto è lungo il sempre.
In copertina: Carlo Carrà, I funerali dell’anarchico Galli, 1911
Guido Bulgarelli dice
felice di ritrovarvi, dopo tanto silenzio.
Aureliano71 dice
Spero che continuerete a farlo, tuttavia condivido solo in parte la critica alla controinformazione sistemica.
I vari canali che sono nati se da un lato danno (spesso anche al sottoscritto) la sensazione di lottare mentre si sta seduti in poltrona, dall’altro comunque funge da catalizzatore per coloro che fino a ieri abboccavano e oggi capiscono che c’è qualcosa che non torna.
Ecco, se costoro non trovassero dei media strutturati non avrebbero accesso a contenuti che consentono di aprire gli occhi e acquisire una formazione politica di base.
Scrivere serve eccome, magari tanti poco avvezzi alla lettura iniziano solo con i video e poi un po’ alla volta si dedicano anche a leggere qualcosa di più complesso.
Non condivido questo eccesso di pessimismo, questi canali vengono spesso censurati, sospesi, chiusi definitivamente, i loro contenuti cancellati.
Diciamo che svolgono la funzione della scuola dell’obbligo mentre voi siete licei e università.
Clach dice
Bentornati!
luca dice
Fa piacere che siate tornati.
Bertozzi dice
Bella lì
Manfredo dice
Condivido il piacere x il vostro rientro nell’arena.
Buoni giri intorno al sole