“L’annunciata visita sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme del nuovo ministro della sicurezza israeliano Ben Gvir -esponente della destra radicale che più volte in passato ha dichiarato di voler radere al suolo la Moschea al-Aqsa-, è il culmine di una sfida palese e spudorata che richiede una risposta palestinese, araba e internazionale, commisurata a tale passo che va considerato il primo di questo governo e delle sue politiche di occupazione”. Con queste parole Hussein al Sheikh, segretario generale dell’Organizzazione di Liberazione Palestinese (OLP) ed alto esponente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), ha commentato l’annuncio dell’imminente visita del ministro della sicurezza del sesto governo “Bibi”. La continua ingerenza del governo ebraico sulla gestione della moschea, di cui ha preso di fatto il controllo nel 1969, dopo la Guerra dei Sei Giorni, e le varie provocazioni che si sono avute negli anni dall’una e dall’altra parte, non fanno ben sperare sulla risoluzione pacifica della questione. La direzione in chiara chiave antiaraba ed antiislamica del governo Netanyahu è evidente e questa visita è un’ennesima prova di forza, atta a provocare una reazione palestinese per poi reprimerla con la violenza, con la scusa che “hanno iniziato loro”. Ricordiamo che la “seconda intifada” scoppiò proprio dopo una controversa visita (o passeggiata) nell’area sacra, nel settembre del 2000, dell’allora generale Ariel Sharon, che appena un anno dopo sarebbe diventato primo ministro.
I sospetti che questa visita voglia fungere da “innesco” per una prossima, e forse definitiva, intifada sono più che legittimi.
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