“Mai più obbligo vaccinale […] le epidemie durano due-tre anni, con o senza vaccini […] oggi in Italia ci sono temi sanitari più importanti ed impellenti del virus”. Con queste parole, rilasciate in un’intervista a Libero, il neo-ministro della Salute Orazio Schillaci presenta la fase nuova della lotta al Covid.
Ai lettori distratti potrebbero sembrare dichiarazioni distensive e risolutive, che li affrancano definitivamente da ogni forma di restrizione pandemica. Tuttavia, continuando a scorrere l’intervista, il ministro afferma che all’obbligo dovrà succedere la persuasione, arma ancora più subdola e pericolosa.
La verità, al netto delle dichiarazioni più o meno distensive del ministro di turno, è che le scelte sulla sanità italiana vengono prese molto lontano da Roma: nella dichiarazione finale del G20 di Bali dello scorso mese, ratificata dal primo ministro Giorgia Meloni, sono state messe in programma la discussione e l’approvazione del Passaporto Sanitario Internazionale, mentre è del 30 novembre scorso la redazione, da parte della Commissione Europea, della Strategia dell’UE per la salute globale, in cui si parla di “accesso più equo ai vaccini”, “norme internazionali vincolanti in materia di pandemie”, “sorveglianza rigorosa” e “approccio globale alla salute (One Health)”, il tutto presentato nella tipica salsa green così cara all’OMS e agli altri potentati transnazionali.
Alla luce di tutto ciò, i buoni propositi del ministro Schillaci sfumano all’ombra delle direttive del potere globalista.
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