Che Joe Biden fosse un presidente tutt’altro che nel pieno controllo di sé e quindi nelle mani del suo entourage ( e dei suoi lobbysti, detti anche dalla stampa mainstream “grandi elettori”), è ormai chiaro dopo le innumerevoli “gaffe” fatte in pubblico e le varie dichiarazioni alla stampa caratterizzate da saluti all’amico immaginario e farfugliamenti multipli; ma che fosse un burattino nelle mani di Soros, invece è meno chiaro e pacifico. O meglio, lo abbiamo sempre sospettato e detto sottovoce quasi, timorosi di ricevere la solita accusa ormai vecchia e noiosa di essere “complottisti”. Però finalmente qualcuno lo ha messo nero su bianco, con tanto di documentazione che conferma i forti legami tra Biden – per essere più precisi uomini e donne della sua amministrazione – e Soros.
Il merito è dello scrittore e giornalista Matt Palumbo che ha scritto e pubblicato un libro dal titolo “The man behind the curtain: inside the secret network of George Soros”.
Alcune parti del suo lavoro sono state riportate da un articolo del “New York Post”, articolo ovviamente letteralmente oscurato dall’autocensura cui si sottopone la stampa “libera” italiana.
Matt Palumbo analizza quelli che sono e sono stati i rapporti fra Biden, il suo gruppo di lavoro e Soros. Salta subito all’occhio come i principali membri del governo del presidente abbiano avuto ruoli di spessore nelle associazioni o società di proprietà di Soros: Open Society Foundation, Center for American Progress e Central European University. Tutti gli uomini e le donne del presidente sono stati in qualche modo legati da rapporti di amicizia e/o professionali con una – se non tutte e tre – delle società di Soros. Queste tre società, lo ricordiamo, sono tra gli enti che più nel mondo operano come centri di diffusione di una certa cultura, riferibile alla sinistra progressista liberale statunitense, che vuole omologare il mondo culturalmente ed ideologicamente al servizio della globalizzazione.
Uno di questi uomini al servizio di Soros dentro l’amministrazione Biden è sicuramente il Segretario di Stato Blinken il quale, nel 2020 appena insediatosi, emise delle sanzioni con divieto di ingresso negli USA contro l’ex presidente dell’Albania Sali Berisha che, quando era incarica aveva bandito le società di Soros dal suo paese, definendolo inoltre come un “gangster che lavora contro l’Albania”.
Altri nomi di peso sono Ron Klain, il capo dello staff della Casa Bianca; Neera Tanden, consigliera anziana del Presidente; Sam Berger, direttore strategico per le operazioni e le politiche di contrasto al Covid-19. Tutti questi personaggi hanno avuto ruoli di spicco sia in Open Society, sia nel Center for American Progress.
Insomma, sembra che il vero “Chief in Commander” sia proprio il tanto osannato filantropo George Soros
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