Dopo quasi due mesi di trattative seguite alle elezioni dello scorso primo novembre, i partiti del sionismo più oltranzista hanno trovato la quadra per dare vita ad un “nuovo” esecutivo che non è nuovo affatto, avendo riportato sullo scranno di primo ministro quel Benjamin Netanyahu che è stato il dominus della politica israeliana degli ultimi vent’anni. Il sesto governo guidato da “Bibi” Netanyahu sarà appoggiato da una maggioranza che fa del razzismo antiarabo il proprio minimo comun denominatore, mettendo assieme i conservatori “tradizionali” del Likud e le formazioni emergenti dell’ebraismo ultraortodosso.Fra i ministri in pectore, Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, entrambi del Partito Sionista Religioso ed entrambi noti per i proclami di sterminio della popolazione palestinese: al primo dovrebbe andare il dicastero della pubblica sicurezza, al secondo la delega sugli insediamenti colonici in Cisgiordania, dove già si minaccia di consolidare l’occupazione militare. Per quel che riguarda la politica estera, al primo posto dell’agenda di “Bibi” ci sarà la questione iraniana, con lo Stato d’Israele che proverà a dire la sua nel marasma che s’è venuto a creare nella Repubblica Islamica e ad indirizzare opportunamente il “cambio di regime” che va preparandosi. Netanyahu l’eterno è stato capo del governo per oltre quindici anni, ma mai con una maggioranza così radicale. Lo stato ebraico è sul punto di trasformarsi in un regime teocratico-militare.
GR
Lascia un commento