La Procura finanziaria nazionale (PNF) ha confermato le indiscrezione de Le Parisien, riguardo a due indagini giudiziarie per “sospetti finanziamenti illeciti” e “favoritismo e turbativa d’asta”, che vedono indagato, niente po’ po’ di meno che il presidente della repubblica, Emmanuel Macron.
Le accuse di finanziamento illecito, che si riferiscono alle campagne presidenziali del 2017 e del 2022, entrambe vinte da Macron, evidenzierebbero, secondo l’autorità giudiziaria, una “tenuta non conforme dei conti della campagna elettorale e di sottostima degli elementi contabili relativi ai finanziamenti delle società di consulenza”.
Si tratta di accertare se il presidente Macron abbia “beneficiato” dell’esperienza della McKinsey e delle altre società di consulenza che gravitano intorno all’Eliseo, senza che questo risulti nei conti delle campagne elettorali prese in considerazione.
A questo si collega anche la seconda indagine, quella relativa ai “favoritismi” ed alla “turbativa d’asta”, che contesta la manipolazione delle regole su alcuni contratti pubblici ottenuti dalla McKinsey. In un rapporto di marzo si sottolinea la “comprovata influenza” delle società di consulenza sulle decisioni pubbliche, il costo esorbitante dei servizi per risultati talvolta ritenuti mediocri e i “rischi di conflitti di interesse” molto reali. Le Monde sostiene, inoltre, che alcuni consulenti o ex consulenti McKinsey, che avevano partecipato alla campagna presidenziale nel 2017, si siano “accasati” all’interno del partito presidenziale “La République en Marche!” o nei gabinetti ministeriali. Le commesse statali della McKinsey, guarda caso più che raddoppiate durante il primo mandato presidenziale di Macron, hanno sfiorato, l’anno scorso, quota un miliardo di euro.
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