Lula ha prestato giuramento per il terzo mandato come presidente del Brasile. Il leader di sinistra ha detto che il paese è stato lasciato in “rovina” durante il governo del suo predecessore di estrema destra Jair Bolsonaro, senza mai nominarlo direttamente. Da Silva ha poi detto, ai circa 30.000 sostenitori presenti alla sua cerimonia di insediamento, che il Brasile non ha bisogno di deforestare la foresta pluviale amazzonica per l’agricoltura – una critica chiave al mandato di Bolsonaro. “Loro [il precedente governo] hanno svuotato le risorse del ministero della Salute. Hanno smantellato l’istruzione, la cultura, la scienza e la tecnologia. Hanno distrutto la protezione dell’ambiente. Non hanno lasciato risorse per la scuola, le vaccinazioni o la sicurezza pubblica”, ha detto il neo presidente, tornato al governo dopo tredici anni, tra vicissitudini giudiziarie ed altro. Delegazioni di cinquanta paesi erano presenti al Congresso per la cerimonia di giuramento, tra cui il re Felipe IV di Spagna e i presidenti di Argentina, Bolivia, Colombia, Cile, Paraguay, Uruguay e Portogallo. Ha partecipato anche il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier. Tuttavia, il presidente uscente Bolsonaro era assente, essendo partito per la Florida venerdì. La sicurezza è stata rafforzata in tutta la capitale dopo le elezioni presidenziali per paura di ritorsioni da parte dei sostenitori di Bolsonaro. Il leader di estrema destra ha rifiutato di ammettere la sconfitta e ha messo in dubbio il sistema di voto elettronico del paese. Alcuni dei sostenitori più estremisti di Bolsonaro hanno persino paventato un colpo di stato militare per mantenere il leader di estrema destra al potere. La repressione delle manifestazioni pro Bolsonaro, che si sono svolte in tutto il paese all’indomani dell’esito delle elezioni (ricordiamo che Lula ha vinto con uno scarto di meno del 2%), la dicono lunga sulla piega che sta prendendo il paese, spaccato praticamente a metà. Quanto di progressista ci sarà nel governo Lula o quanto questa si paleserà come l’ennesima, e riciclata, sinistra arcobaleno nello scenario geopolitico mondiale, lo scopriremo presto.
Ma a noi, ormai, quelle anonime giornate di pioggia, in cui una fugace apparizione di sole disegna l’arcobaleno, non ci emozionano più.
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