Amarissima sorpresa dai mercati questa mattina. Dopo la decisione dell’OPEC+ di tagliare la produzione di petrolio di oltre un milione di barili al giorno, i prezzi del petrolio sul mercato asiatico sono saliti subito del 6%. Il West Texas Intermediate è balzato del 5,74% a 80,01 dollari al barile, mentre il Brent è balzato del 5,67% a 84,42 dollari. La mossa a sorpresa voluta da Arabia Saudita, Emirati Arabi, Iraq, Oman e Algeria sarà in vigore a partire dal prossimo e rappresenta il più grande taglio di produzione mai avvenuto, dopo il taglio di due milioni di barili al giorno deciso lo scorso ottobre. Questa decisione si aggiunge al taglio di 500 mila barili al giorno effettuata dalla Russia in risposta al price cap e alle sanzioni che il mondo occidentale ha messo in campo sin dal primo giorno dell’operazione militare russa in Ucraina. I paesi Opec dunque hanno deciso il taglio, nonostante le richieste statunitensi di mantenere inalterata la produzione, per evitare di gravare sulla già indebolita economia occidentale. Infatti, il taglio della produzione comporterà un aumento dei prezzi del petrolio che andrà a sommarsi alla inflazione galoppante degli ultimi mesi, costringendo le banche centrali a continuare con l’aumento dei tassi – misura suicida, perché l’inflazione è frutto della speculazione delle imprese – che non aiuteranno di certo il sistema finanziario e bancario americano ed europeo, in grosso debito di ossigeno, con i primi colossi americani ed europei già crollati come castelli di sabbia. La risalita dei prezzi di stamane è comunque un fatto legato alla speculazione, trattandosi di features, cioè titoli finanziari sulle produzioni future di petrolio: si tratta dunque di speculazione. L’esperto di finanza Matt Simpson, sentito da City Index, ha detto che “la notizia colpirà i mercati, perché l’aumento dei prezzi determinerà un aumento dei tassi” una cosa poco gradita dai titoli azionari che “potrebbero subire un calo delle valutazioni. Ci aspetta dunque una settimana molto difficile”, conclude laconico.
Non è sicuramente un ottimo periodo per l’imperialismo occidentale, tra la de-dollarizzazione, l’Arabia Saudita che si avvicina sempre di più verso la Cina, le sanzioni alla Russia che si sono rivelate un boomerang.
Stiamo assistendo alla caduta degli dei.
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