Lunedì lo Zimbabwe ha rilasciato la sua prima moneta digitale basata sull’oro e che potrà essere utilizzata sia negli scambi peer-to-peer sia nelle transazioni peer-to-business. Questa moneta digitale, nelle intenzioni del governo e della banca centrale del paese, fungerà da riserva di valore, mentre la moneta nazionale continua a perdere di valore dopo un ventennio di iperinflazione. Lo Zimbabwe soffre di iperinflazione da oltre vent’anni, un gravissimo problema per la sua economia e la sua stessa moneta che oggi prevede tagli di banconote di 200.000.000.000 di dollari locali. Dieci anni fa il governo decise di introdurre anche l’utilizzo del dollaro degli Stati Uniti per tutelare l’economia del paese, anche se questo fatto ha legato i destini di Harare alle vicende del dollaro. La banca centrale dello Zimbabwe ha invitato cittadini ed imprese ad utilizzare la nuova moneta digitale che può essere scambiata (o acquistata) con dollari statunitensi o locali. La moneta digitale è legata all’oro per evitare le fortissime fluttuazioni alle quali sono sottoposte le altre monete digitali fiat, spesso sotto attacco speculativo (e a volte hanno messo a rischio anche la tenuta delle banche, come avvenuto negli Stati Uniti); una moneta legata al valore (e alla quantità possedute) di oro, è sottoposta soltanto alle fluttuazioni del valore del prezioso metallo che, tendenzialmente, è sempre in crescita. Dunque, la nuova moneta digitale avrà un valore pari alla quantità di oro possedute dallo Zimbabwe e contestualmente pari al valore di mercato dell’oro.
La notizia non è stata accolta con favore dal Fondo Monetario Internazionale che ha invitato le autorità del paese a non cercare soluzioni fantasiose per la risoluzione dei loro problemi valutari, ma di affidarsi alle ricette del FMI che prevedono, ovviamente, la liberalizzazione dei cambi valutari con monete estere, eliminando i tassi di interesse e una politica monetaria restrittiva, con l’aumento delle tasse e il blocco dei salari (e tagli alla spesa pubblica). In buona sostanza, al FMI non va giù che lo Zimbabwe voglia seguire una propria strada, legata alle riserve auree, per risolvere i problemi che le politiche del FMI stesso hanno aggravato. E allora tentano di dissuadere il paese da una scelta che potrebbe in qualche modo staccarlo dalla dipendenza dal dollaro e dalla sudditanza alle ricette neoliberiste del Fondo Monetario che vuole mantenere il cappio al collo dei paesi africani attraverso il ricatto del debito, una vera e propria attività di strozzinaggio.
È vero, la moneta digitale – soprattutto quella di tipo fiat – rappresenta un pericolo per i popoli che vedrebbero sottrarsi l’ultima forma di controllo che vantano sulle monete, ovvero il possesso della moneta fisica; un controllo che passa così nelle mani di pochi eletti della speculazione finanziaria. Tuttavia, l’espediente della moneta digitale basata sulle riserve di oro potrebbe rappresentare per molti stati sottoposti al giogo del dollaro e del FMI una forma di liberazione.
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