Emanuele Quarta
Avanti.it
Navigando in lungo e in largo per Twitter mi sono imbattuto in uno stranissimo tweet di Massimo Giannini, direttore de “La Stampa” che allegava un link per l’ascolto di un podcast. Preso dalla curiosità, decido di aprirlo per vedere cosa avesse sfornato quel fulmine di guerra di Massimuccio nostro. Per prima cosa scopro che il nome del podcast è “Circo Massimo”, evidente richiamo ad una coincidenza col ben più famoso monumento romano, che ha subito acceso la malizia nel mio cervello: un pagliaccio come lui non poteva scegliere nome più azzeccato. Non indugio sulle ormai ben scontate battute sul nome e mi accingo a far partire questo nuovo episodio del podcast dal titolo “Convivere con Putin o morire per Kiev?”. Niente, mi ha convinto, devo per forza ascoltare questi sei minuti scarsi, cercando di sopprimere i sentimenti contrastanti che potrebbero variare dagli istinti suicidi alla tentata strage, passando per le risate isteriche che mi farebbero guadagnare un bel viaggio premio in qualche manicomio.
Clicco su “play” e si parte. Amiche e amici cari, Moira Orfei ci ha lasciato un erede che potrebbe superarla nella preparazione di spettacoli circensi. Esordisce col dire che gli americani forniranno i carri armati M1 Abrams “i più potenti carri armati al mondo, ma soprattutto tank di ultima generazione dotati delle più sofisticate tecnologie” (in realtà l’M1 Abrams è stato lanciato nel 1979 e gli ultimi ritrovati in termini di carri armati sono, ovviamente, roba russa, col più recente carro armato “Terminator” uscito dalle fabbriche russe nel 2014). Va bene, sarà stata una svista, una disattenzione; a leccar le natiche a stelle e strisce da sempre, si finisce per scordarsi che siamo nel 2023 e che la guerra in Vietnam, oltre ad essere finita, è stata anche persa.
Dopo questa perla, però, Krusty… ehm… Massimuccio dice una verità: la decisione americana di inviare gli M1 Abrams non prima che siano passati dodici mesi (dice solo dodici mesi, perché se avesse detto un anno qualcuno avrebbe capito l’inganno) a Zelensky è solo un modo per spingere i tedeschi ad inviare i Leopard 2, insieme ai carri inglesi e francesi. Insomma, Massimuccio ci dice chiaro e tondo che gli americani non invieranno un ca… rro, ma hanno soltanto preso per i fondelli tedeschi, polacchi, francesi e Giannini. Ma lui non demorde, è sicuro che queste forniture non solo aiuteranno Kiiiif (pronuncia alla ucraina di Kiev perché fa molto Maneskin, cioè molto sfigati), a respingere l’invasore russo, ma porteranno la “Resistenza Ucraina” (e qui pernacchia d’ufficio) a contrattaccare fino a conquistare i territori fin’ora persi e, perché no, anche Istria, Dalmazia, Dodecaneso, Corsica e Tripolitania, Trento e Trieste.
“E l’Italia che fa?”, si chiede in conclusione Massimo nostro. “L’Italia” dice lui “deve comprendere che bisogna continuare ad inviare armi finché serve. lo devono capire i partiti e anche il Parlamento che bisogna continuare così”. Certo, poi magari ci tocca andare direttamente col nostro esercito, perché ci ritroviamo al bivio di due scelte, se continuare a convivere con Putin oppure morire per Volodymyr Zelensky e per convincere l’ascoltatore della bontà della seconda scelta, tira fuori la famosa citazione di Churchill sulla disonestà e sull’onore, potendo così paragonare Putin ad Hitler.
Finisce così, tutti contenti, lui soprattutto, della velocità supersonica con la quale ci dirigiamo verso la guerra. Tanto a lui che frega? Rimarrà a scrivere veline della propaganda nel suo studio da direttore della Stampa facendo il piazzista di armi per i suoi padroni che, oltre a stampare giornalacci, producono e vendono armi. Gli Agnelli sono mica scemi; lo scemo lo hanno fatto direttore.
“Venghino signori, venghino!”
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