L’intelligenza artificiale è uno delle invenzioni tecnologiche che più affascina e che comincia ad entrare nelle nostre vite in maniera sempre più pervasiva: basti pensare ai nostri smartphone con i quali riusciamo a dialogare verbalmente dando comandi vocali; oppure alle fotocamere dei telefoni che modificano la luce in automatico, riconoscono l’oggetto che stiamo inquadrando migliorandone nitidezza e colori. Insomma, l’intelligenza artificiale è qualcosa di oggettivamente strabiliante che col tempo potrebbe pareggiare il gap che esiste ancora con l’intelligenza umana.
Addirittura in alcuni stati come USA e Australia, l’intelligenza artificiale è entrata nelle scuole affiancando docenti e studenti nel percorso di insegnamento ed apprendimento. Questo però ha creato non pochi problemi, ma soprattutto forti discussioni.
Primo motivo che ha portato alcune scuole americane ed australiane a bandire subito dopo la sua introduzione, l’intelligenza artificiale è sicuramente l’invasività del sistema adoperato. Stiamo parlando infatti del programma “Chat-Gpt”, un’intelligenza artificiale che funziona come un botchat, un robot che intrattiene una conversazione con gli utenti. La novità “Chat-Gpt” sta nel fatto di avere la capacità di imparare e memorizzare informazioni nuove. Tutto questo però pone un serio problema, perché da una parte pone in secondo piano la figura dell’insegnante, relegato quindi a mero esecutore del programma in questione; dall’altra parte, però, disincentiva gli studenti ad apprendere, trovando la comoda alternativa in un bot che sa rispondere ad ogni curiosità e domanda.
Il secondo motivo, invece, riguarda la privacy. Dal sito dell’azienda che sviluppa questo programma, si può leggere che questo non è programmato per raccogliere informazioni di bambini sotto i tredici anni, per cui è sconosciuto l’utilizzo che la società farebbe di tali informazioni.
Per tanto negli USA e in Australia, le scuole cominciano a chiudere il programma di sviluppo dell’intelligenza artificiale all’interno dei programmi scolastici.
Nel frattempo in Italia se ne comincia a discutere, con il Ministro dell’Istruzione che si dice favorevole solo se rimane intatto quel rapporto insegnante-studenti fondamentale per la crescita dei bambini.
Di certo non c’è da stare molto sereni: la tecnologia che si sviluppa velocemente è un gran bene per l’umanità. Ma si trova purtroppo in poche mani sbagliate.
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