Oggi è entrato in vigore il divieto di importazione di carburanti raffinati in Russia, una misura che faceva parte dell’ultimo pacchetto delle sanzioni UE emesse contro Mosca per contrastare l’operazione militare in Ucraina. Da oggi, dunque, nei Paesi UE non arriveranno più né benzina né gasolio raffinati in Russia. Questa misura però rischia di rivelarsi un boomerang contro chi l’ha emessa. Infatti il gasolio è un carburante importantissimo non solo per le autovetture che usiamo tutti i giorni, ma anche per il trasporto per mare, i treni (sì, al sud esistono ancora i treni a gasolio) ed il riscaldamento e noi ad oggi abbiamo importato dalla Russia il 50% del nostro fabbisogno di carburanti. È una misura che rischia di mettere definitivamente in ginocchio l’economia europea col rischio di spingere ancora di più l’inflazione che già da un anno attanaglia le tasche dei cittadini
Tutti i Paesi europei stanno lavorando per sostituire le importazioni di carburante russo con importazioni provenienti da altri Paesi come India e Cina. Ma soprattutto quest’ultima raffina grandi quantità di carburante che acquista dalla Russia e rivende all’Europa; in tal modo, l’effetto domino sull’economia russo sperato da chi ha ideato queste sanzioni, è praticamente annullato. Ma oltre questo, il trasporto di questo carburante importato da altri Stati sarà reso più difficoltoso e costoso dalle rotto commerciali che evidentemente si allungheranno e non di poco. Questo ovviamente inciderà sul prezzo del carburante che già da stamane è tornato sopra quota 2,50 euro in autostrada con modalità “servito”.
“Assoutenti” lancia anche l’allarme per il pericolo di speculazioni che, secondo il suo Presidente, diventeranno sempre più frequenti.
Nonostante i proclami dei governi europei, Commissione UE e dei giornali di propaganda, le tafazziane sanzioni europee non stanno scalfendo l’economia russa – che anche nel 2022 ha avuto una forte crescita – ma stanno stremando le già ristrette finanze delle famiglie italiane ed europee.
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