Emanuele Quarta
Avanti.it
Donald Trump è ufficialmente il primo (ex) presidente degli Stati Uniti ad essere tratta in stato d’arresto e condotto davanti ad un procuratore distrettuale – che nell’ordinamento americano corrisponde al pubblico ministero – per la lettura di 34 capi d’accusa. Il tycoon è stato condotto ieri presso il distretto giudiziario del tribunale di Manhattan, dinanzi al procuratore Alvin Bragg che gli ha letto, per più di due ore, tutti e 34 i capi d’accusa relativi alla “cospirazione per minare l’integrità delle presidenziali del 2016″ comprando il silenzio della pornostar Stormy Daniels e dell’ex coniglietta di Playboy Karen McDougal – con cui aveva avuto relazioni dieci anni prima – nonche’ quello di un portiere della Trump Tower che minacciava di rivelare un suo presunto figlio illegittimo”, come affermato dallo stesso Bragg in una conferenza stampa al termine dell’udienza presso il giudici distrettuale. Si tratta di reati di categoria E, quindi non considerati molto gravi nell’ordinamento statunitense, che comportano pene non superiori ai 4 anni di reclusione; tuttavia, per il procuratore, si tratta di condotte ugualmente gravi per le quali tutti devono rispondere perché “tutti siamo uguali dinanzi alla legge, senza alcuna eccezione”.
Durante la lettura dei capi d’accusa e anche durante la conferenza stampa, il procuratore Bragg ha invitato Trump – ed anche i suoi avversari politici – a non utilizzare questo processo per dividere gli americani e fomentare lo scontro, una condotta che “potrebbe portare alla fine dello stato di diritto in questo paese”. Ovviamente però le tifoserie pro e contro Trump si sono presentate ieri dinanzi il palazzo di giustizia di Manhattan, con i trumpiani che urlavano lo slogan MAGA – Make America Great Again; mentre gli oppositori di Trump che gioivano e mostravano cartelli con Donald Trump dietro le sbarre con una divisa carceraria a stelle e strisce.
Dopo la procedura della lettura dei capi di accusa e la formalizzazione dinanzi al giudice – per i quali Trump si è dichiarato non colpevole – all’ex presidente sono state prese le impronte digitali ed è poi volato in Florida, nella sua casa di Mar-a-Lago, in attesa della prima udienza preliminare che avrà luogo il 4 dicembre e poi del processo vero e proprio che sarà celebrato soltanto nel 2024. Durante la conferenza stampa tenuta dalla propria abitazione, Trump non ha perso occasione per attaccare l’amministrazione Biden e i democratici, considerati i veri ispiratori di questo processo politico che nulla ha a che fare con la giustizia. “Biden vuole iniziare la Terza guerra mondiale”, dice l’ex presidente, accusando l’attuale inquilino della Casa Bianca di “averne commesse di tuti i colori quando era senatore”. E ha attaccato anche l’Fbi per l’indagine sui documenti segreti portati dalla Casa Bianca al suo resort, l’ex presidente è anche tornato ad accusare l’ex avversaria Hillary Clinton per l’uso del suo account email personale durante la campagna elettorale che li vide sfidarsi. Ma non solo, accusa pure il giudice Bragg di essere pagato da Soros per impedirgli di farsi eleggere.
Ovviamente queste accuse hanno dei riverberi politici e influenzeranno la campagna elettorale per le presidenziali, sia per la nomina del candidato repubblicano dopo le primarie, sia per le successive elezioni presidenziali. E questo lo sa bene John Bolton, navigato ed esperto falco guerrafondaio repubblicano, ex consigliere alla Casa Bianca dello stesso Trump e ora sua acerrimo nemico; in una intervista rilasciata alla Cnn e alla Nbc, Bolton ha avvertito un po’ tutti: “se le accuse dovessero decadere, se il processo non dovesse celebrarsi o dovesse concludersi con una assoluzione, finirà per dare carburante per i missili di Trump che potrà dire di essere stato vittima di una congiura politica e vincere le elezioni primarie; ma se perde il processo non potendo più candidarsi perché nessuno lo voterebbe, egli ha già minacciato il partito di farlo implodere”. E in effetti, al momento Trump, dopo le accuse e le indiscrezioni sul caso giudiziario, sembra aver aumentato i consensi tra gli elettori repubblicani, attestandosi al 44% delle preferenze – secondo i sondaggi – in netto vantaggio col suo sfidante, il governatore della Florida Ron DeSantis, che scende dal 30% al 19% .
La questione, squisitamente politica, finirà col polarizzare l’opinione pubblica americana; due tifoserie che si contrapporranno l’un contro l’altra armata a sostegno o in avversione a Trump. Ma i riverberi politici si avranno anche in questa parte di mondo, dove ancora una volta le vicende di Trump accresceranno quel fascino antisistema di cui inspiegabilmente gode il Tycoon; un processo che a molti farà dire che Trump è avversato dal sistema di potere che lui vuole distruggere. È una farsa, dunque, destinata a polarizzare ancora una volta le masse di una parte di mondo alla ricerca di un messia.
Vittorio dice
… nel titolo c’è la parola “inspiegabile” che indica innanzitutto un commento politico di parte stile “rossoverdi”+ Schlein/Serracchiani ma soprattutto è un auto denuncia sulla incapacità di “leggere” e spiegare i fenomeni socio politici in corso, da parte di chi scrive l’articolo. Secondo me è certamente un refuso sfuggito al controllo. O magari il ti nove.
Trattore dice
Ciao Vittorio.
Credo che l’autore lo consideri inspiegabile non per le convergenze che insinui tu (mi pare che su questo sito non siano mai troppo teneri con i personaggi che menzioni) ma perché non si capisce come il cittadino USA medio possa considerare “uno di noi” un individuo come Trump — e lo stesso vale per qualsiasi altra personalità politica USA.
Il fatto è che, come pure l’autore menziona in conclusione, quella USA sembra una popolazione facile preda di entusiasmi messianici.
Un saluto
Vittorio dice
E sta proprio qui il problema… immaginare il cittadino medio americano, che è quello che vive a Onyx in Arkansas o ad Elko nel Nevada o in altri ameni luoghi degli Stati Uniti, simile a quello che vive a New York. È come dire che un parigino è il cittadino medio francese o un londinese lo è per la Gran Bretagna. Forse chissà, la giusta visione delle cose ce l’hanno proprio i veri cittadini medi suburbani e non chi sta nella torre di cristallo. D’altronde qui da noi i “cittadini medi” delle ZTL cittadine ora si leccano le ferite e stanno all’opposizione. Meglio un anti sistema grezzo a volte che un burattino elegante. Meglio sempre analizzare la società suburbana e comprenderla.
Trattore dice
Non so cosa intendeva l’autore dell’articolo, ma io intendevo proprio il cittadino medio del midwest di cui parli tu.
La mia opinione è che Trump si mostri antisistema, solleticando le fantasie di rivalsa di persone che devono vendersi casa se si fanno male al lavoro, e magari pensano pure che sia giusto così. È altrettanto antisistema come personaggi alla Elon Musk.
Certo, ci potrà stare qualche comunanza d’intenti come tu dici, ma quanto può durare? quanto i problemi di un ultramiliardario possono essere compatibili con una classe (dalla media in giù) rurale? Sono scettico.
Riguardo al “leccarsi le ferite” in terra nostrana: a me pare che l’opposizione italiana con i nuovi acquisti etrusco-svizzeri-statunitensi si sta proprio preparando a travolgere la cassetta di zucchine e cucurbitacee varie che s’è installata a Roma a fare il karaoke con le videocassette di Mario Draghi.
Emanuele Quarta dice
Inspiegabile per me è questo fascino che Trump esercita in Italia nei confronti di certi anti-sistema nonostante non abbia differito rispetto ai suoi predecessori e poi al suo successore né per quanto riguarda pandemia e vaccini, né nelle solite criminali intromissioni nei fatti di altri paesi (vedasi Guaidò e Venezuela), né ha mai interrotto i bombardamenti sulla Siria. Sì, è inspiegabile come si possa considerare anti-sistema uno che viene dal sistema e che vuole preservarne i caratteri che lo hanno reso ricco e potente. Ecco, a dirci che Trump è un pericolo per il sistema è il sistema stesso con una sottile strategia volta a dipingere come negativo per il mondo Trump e la sua presidenza; un modo per suscitare una reazione sociologica nota come “riflesso condizionato” che ci fa dire “ehi! se ne parlano male di lui, vuol dire che è dalla mia parte”. E’ un loop senza fine orchestrato sempre dalle stesse mani.