L’ineffabile Maurizio Landini, già amicone di Mario Draghi e promotore del green pass per andare a lavorare, ha annunciato che si ricandiderà al ruolo di segretario della CGIL, sindacato che guida, con alterne fortune, dal gennaio 2019. Il grande annuncio è stato formulato dalla tribuna amica della trasmissione “Il cavallo e la torre”, condotta da quel Marco Damilano che, dopo aver visto tramontare la stella del suo pupillo Aboubakar Soumahoro, punta ora sull’usato sicuro per “battere il fascismo”. È un autunno caldissimo per Landini: la CGIL ha minacciato lotta dura e senza paura contro il governo fascista e la sua manovra economica, annunciando una serie di mobilitazioni per la settimana prossima. Allo scopo, il sindacalista che, da adolescente, passò pure qualche stagione in fabbrica, ha dato vita ad un asse con quel Movimento 5 Stelle che, fino a pochi mesi fa, i sindacati li voleva distruggere. Oggi Landini blatera di “attacco ai poveri” e di “salari da fame”, supportato dal “compagno” (fino all’altro ieri fascista eccetera) Giuseppi Conte, ma pochi mesi fa si trovava a braccetto di Mario Draghi dopo il famigerato “assalto” alla CGIL,e la prima iniziativa politica presa dopo il suo insediamento alla segreteria fu “l’appello per l’Europa” assieme a Confindustria e agli altri sindacati confederali. Pochi dei pensionati con fischietto e cappellino che parteciperanno alle barricate antifasciste se ne ricorderanno, ma tant’è: il “loro” Landini ha fiancheggiato tutte le iniziative di macelleria sociale, ed ha la chiara intenzione di continuare a farlo, sempre a patto che queste vengano dalla parte “giusta”.
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