Alfredo Cospito potrebbe non rischiare più l’ergastolo, ma una pena detentiva che va dai 20 ai 24 anni. L’anarchico era imputato per due ordigni esplosi in prossimità di un ingresso della Scuola allievi dei carabinieri di Fossano. Ordigni – lo ricordiamo – che non hanno procurato né morti, né feriti.
Cospito era stato inizialmente condannato a 20 anni di reclusione; ha solo avuto la “sfortuna” di dover essere proprio lui a battezzare una riclassificazione delle stragi senza precedenti nella storia italiana, giacché neanche quelle del secolo scorso hanno indotto a riconsiderarle non più come comuni ma come politiche. Ad ogni modo la Cassazione, dando ragione al procuratore generale di Torino, aveva riqualificato il fatto come reato di attentato alla sicurezza dello Stato, punito con l’ergastolo, portando così i magistrati a rideterminare la pena.
Durante l’udienza di ieri presso la Consulta, il difensore Flavio Rossi Albertini ha spiegato: “La pena fissa è incostituzionale perché non consente di parametrare la pena all’offesa. Il mio assistito ha visto transitare la pena da 15 anni all’ergastolo”. Per questa ragione la Corte costituzionale ha condiviso le considerazioni della difesa e giudicato incostituzionale non riconoscere le attenuanti e impedire al giudice di valutare, caso per caso, se applicare l’ergastolo o altro tipo di pena detentiva. L’avvocatura generale dello Stato però insiste sul punto, affermando che è “fuori dalla norma” ritenere che una strage per motivi politici debba richiedere un pericolo concreto per non essere considerata di lieve entità. Aggiunge poi che si corre il rischio che possa venirsi a creare un vulnus nei processi di mafia, e si riconcentra sul carattere ideologico delle azioni dell’anarchico, che “non agisce isolato, dietro c’è un’ideologia basata sull’idea che l’insicurezza possa vincere”. Nulla di peggiore per la stabilità dello Stato. La Consulta non ha condiviso le posizioni dell’avvocatura e il difensore di Cospito ha potuto esprimere una prima soddisfazione, dopo i tanti “no” della giustizia e i 180 giorni in cui il suo assistito non ha toccato cibo. Questa decisione apre una porta alla possibilità di rimettere in discussione l’applicazione del 41 bis, una volta abbattuto l’ostacolo dell’ergastolo. “Apprendiamo finalmente una notizia incoraggiante per tutti e tutte coloro che quotidianamente sono chiamati ad applicare il diritto o a subirne l’applicazione” commenta Rossi Albertini. “La decisione di quest’oggi della Corte costituzionale restituisce finalmente dignità alle questioni giuridiche sottese alle vicende umane, non ultima quella di Alfredo Cospito”.
Nulla da gioire, insomma, se si pensa che il prigioniero dello stato è cinquantacinquenne e che dunque vedrebbe la libertà in età ormai avanzatissima, ma ora la speranza è quella di ottenere almeno il passaggio dalla tortura del 41 bis all’alta sorveglianza, e uscire da una condizione in cui al pericoloso nemico di Stato è negata anche la possibilità di leggere dei fumetti.
Lascia un commento