Nella mattinata di oggi è stato reso pubblico dal governo cinese il tanto annunciato documento per la risoluzione del conflitto in Ucraina.
Il documento, lungi dall’essere foriero di soluzioni pragmatiche, contiene dodici punti attraverso i quali la leadership di Pechino intende far sapere al mondo la propria posizione di neutralità nel conflitto tra Russia ed Ucraina, anche nel tentativo di scrollarsi di dosso le accuse americane di “sostegno ed invio di armi alla Russia”.
Il governo cinese fa sapere che la politica mondiale deve essere improntata “al rispetto della sovranità delle nazioni” con riguardo soprattutto alle loro richieste in termini di sicurezza dei confini, mettendo in guardia il mondo dai pericoli provenienti dall’espansione “delle alleanze in giro per il mondo” che mettono in pericolo la sicurezza di tutti. È, quest’ultimo, un chiaro riferimento alla Nato, per l’espansione verso est per fare pressione sui confini russi. E soprattutto, si legge nel documento, la guerra “non fa bene al modello economico”. Non manca, infine, una stoccata agli Stati Uniti (anche se non menzionati) e alla sua politica di “sanzioni unilaterali” che mette a rischio le catene di approvvigionamento mondiale fra le nazioni.
Il documento è stato accolto con estrema cautela – per non dire disinteresse – da parte dell’Ucraina che, attraverso il suo incaricato d’affari presso la Repubblica Popolare cinese, dichiara “un buon punto di partenza questo documento” anche se “dovrebbero sollecitare maggiormente Mosca a ritirarsi dall’Ucraina”.
Del parere opposto è il consigliere per la politica estera e la sicurezza della Casa Bianca, Jake Sullivan che, parlando ai microfoni della CNN, ha detto che per lui il documento “potrebbe fermarsi alla prima frase, tutti devono rispettare la sovranità degli stati” e che né la Nato, né l’Ucraina e tantomeno gli Stati Uniti stavano attaccando la Russia. Una dichiarazione che suona come una bocciatura assoluta e totale.
Il documento cinese, nonostante possa sembrare una mera dichiarazione di intenti, è, in realtà, importante se lo si contestualizza con la situazione geopolitica e geostrategica attorno al gigante asiatico: le tensioni crescenti con Taiwan fomentate dagli Stati Uniti e i suoi vassalli asiatici; le tensioni con l’India lungo il confine tibetano; e il tentativo – per ora solo ipotizzato – da parte americana di destabilizzare la stessa India che ha osato comprare petrolio russo pagandolo in yuan. Emesso proprio nel giorno del primo anniversario dall’inizio dell’Operazione militare speciale di Mosca, è la prima comunicazione ufficiale di ampio respiro in merito alla guerra d’Ucraina da parte di Pechino, che se da un lato sancisce la sua avversione allo scoppio della Terza guerra mondiale, dall’altro fa sapere che non resterà più a guardare.
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