La Cina sarebbe pronta ad imporre un divieto di esportazione dei metalli di terre rare verso i paesi occidentali, compresi gli Stati Uniti. Il divieto, se dovesse essere imposto, arriverebbe in risposta alla decisione americana di vietare le esportazioni in Cina dei semiconduttori lavorati e prodotti negli USA.
Il divieto di esportazione dei metalli da terre rare causerebbe un durissimo colpo all’economia mondiale, con problemi nella catena di approvvigionamento e la probabile esplosione dei prezzi dei prodotti finiti; questi metalli, infatti, rappresentano elementi fondamentali per la produzione di smartphone, turbine magnetiche e le auto elettriche. Tutta l’economia green è appesa ad un filo – rosso e cinese – per la sua stessa sopravvivenza. La Cina, infatti, è il più grande produttore di metalli di terre rare utilizzabili, rappresentando il 60% dell’estrazione di terre rare, l’85% della lavorazione di terre rare e il 90% della produzione di magneti permanenti di terre rare ad alta resistenza. Se l’embargo dovesse essere attuato, si aprirebbe un grosso un problema per l’Europa e gli Stati Uniti. Per far continuare a funzionare l’industria degli smartphone, ma anche l’industria green e soprattutto l’industria militare (ad esempio un caccia F-35 necessita di più di 400 kg di metalli da terre rare), i paesi europei e gli USA dovrebbero trovare un altro paese che esporta questi preziosi metalli; oppure acquistarli da paesi terzi come fa l’Europa col petrolio russo. Ma c’è una terza opzione: i paesi occidentali dovrebbero aumentare la produzione propria di questi metalli con un grave danno per l’ambiente e per la salute umana; danni che finora sono riusciti a tenere lontani grazie alla Cina che ha svolto il lavoro sporco per noi. Il Giappone, per esempio, dopo uno scontro diplomatico con Pechino ruotante attorno alla disputa su alcune isole nel Mar Cinese Orientale, decisero di imporre un divieto alle importazioni di terre rare cinesi, provando a sostituirlo con importazioni dall’Africa e sfruttando il fondale marino giapponese ricco di questi metalli.
Quindi, se la Cina dovesse decidere veramente di bloccare le esportazioni di metalli rari verso gli Stati Uniti e l’Europa, per questi ultimi si potrebbe aprire una grave crisi di produzione che investirebbe la tanto esaltata “rivoluzione green”. A quel punto i governanti europei ed americani dovrebbero decidere tra l’abbandonare l’industria che – secondo la solita propaganda – salverà l’ambiente (con auto e telefoni che per essere prodotti necessitano di metalli rari per la cui estrazione si devastano intere regioni oltre allo sfruttamento disumano di manodopera minorenne soprattutto in Africa); oppure rinunciare alle Tesla, alle pale eoliche e a tutte quelle finte soluzioni alla finta emergenza climatica.
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