In un’intervista all’emittente spagnola Antena 3, la presidente della Banca Centrale Europea (BCE) Christine Lagarde si è espressa sul rialzo dei tassi e ha confermato la stretta da 50 punti base a marzo: “Avremo un altro rialzo alla prossima riunione. L’inflazione è troppo alta, dobbiamo prendere le misure necessarie per ridurla. Ripeto, l’inflazione è troppo alta”.
La BCE persegue dunque la linea dura del rialzo, dopo averlo già fatto con costanza da giugno 2022. Lagarde aggiunge che non è detto che i tassi aumenteranno nei prossimi mesi, che si continuerà a decidere di volta in volta sulla base dei dati e che altri rialzi dei tassi di interesse sono “possibili”. Impossibile è invece quantificare a quanto ammonterà il rialzo in ogni singola riunione, a partire da quella del 16 marzo che “il mese prossimo ci sarà un aumento dello 0,50%. Seguiremo questa strada, ma non è detto che saliranno nei prossimi mesi. Saranno i dati a farci prendere decisioni o meno”. Secondo le proiezioni e gli auspici della BCE espressi da Lagarde, l’inflazione potrebbe tornare al 2% nel 2025. Alla domanda sull’ipotesi che la BCE abbia potuto commettere un errore non aumentando i tassi d’interesse negli ultimi 11 anni, la presidente ha dichiarato che non ci sarebbe stato un grande cambiamento.
Quest’ultima risposta è la chiara evidenza della reale natura della BCE: per 11 anni, i tassi di interesse sono stati negativi, con le banche europee che facevano scorpacciate di miliardi a costo zero che poi rivendevano, sotto forma di credito bancario o mutui, ai cittadini europei con tassi di interesse comunque artificialmente tenuti alti e gli Stati si finanziavano sui mercati a tassi quasi da strozzo e di inflazione non c’era la minima traccia; adesso che i tassi stanno risalendo, l’inflazione continua a galoppare e ad essere colpiti saranno sempre gli stessi, le classi popolari ed il ceto medio che, ormai, è sulla via della proletarizzazione. E nonostante i tentativi della Lagarde, l’aumento dei tassi di interesse non ha calmato l’inflazione, anzi, l’ha esacerbata. Ora, fino al mese scorso era facile puntare il dito sul “caro energia” per spiegare l’inflazione (e l’erosione di salari e risparmi); ma adesso che la speculazione sull’energia sembra essersi placata riportando il prezzo delle materie prime su livelli più accettabili, l’inflazione continuerà a colpire le fasce deboli. A chi sarà data la colpa? E mentre continuano a mentire, le classi popolari ormai vivono ai limiti della sopravvivenza mentre il ceto medio è divenuto il nuovo obiettivo della finanza che vuole divorarne i risparmi.
EQ
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