Ugo Rossi
Avanti.it
Secondo i venditori di pentole della nostra politica ci saremmo riqualificati gratis la casa, invece il Superbonus 110% per tanti si è trasformato in un incubo interminabile.
Case unifamiliari e condomini prigionieri di impalcature e cantieri infiniti, e imprese a loro volta in un limbo creditizio. In Italia sono oltre 90 mila i cantieri interminabili e circa 60 mila le imprese che rischiano il fallimento per la cessione del credito.
Ho deciso di trattare questo tema e aprire una rubrica speciale sui bonus fiscali edili, sia perché come ingegnere specializzato in ecologia e riqualificazione energetica degli edifici sono questioni che ho subito sulla mia pelle in questi due anni e mezzo, sia per dare voce alle tante persone che stanno rischiando la propria casa ormai prigioniera di cantieri interminabili.
Se vorrete segnalarci le vostre storie da incubo Superbonus 110% o legate alle altre tipologie di bonus edili, potrete farlo scrivendo ad [email protected].
L’idea di riqualificare il patrimonio edilizio del paese con il Superbonus 110% e di permettere la cessione del credito con lo sconto in fattura anche con gli altri bonus fiscali di principio era buona, ma fin da subito si è trasformata in una strumentalizzazione politica senza un minimo di visione strategica.
In primis per attuare una misura di tale portata, serve una pianificazione di almeno cinque anni, bisogna formare adeguatamente i professionisti e gli operai edili, le imprese devono avere il tempo per strutturarsi, la normativa deve essere chiara e semplice e non cambiare ogni mese.
L’Italia non era pronta, e per capirlo bisogna analizzare la situazione del mondo edile degli ultimi quindici anni. Che l’edilizia sia uno dei campi in cui la mafia e la criminalità organizzata ricicla e investe il denaro sporco è cosa risaputa da tempo, inoltre con la crisi economica partita nel 2008 negli USA e arrivata qualche anno dopo nel belpaese, tante piccole e medie imprese serie ed oneste hanno dovuto chiudere, lasciando campo libero ai disonesti, alle mafie e alle multinazionali.
Gli operai edili italiani specializzati già a partire dai primi anni duemila sono stati completamente sostituiti da manodopera straniera a basso costo e non qualificata, che in tanti casi non parla nemmeno l’italiano, e quest’ultimo è un dettaglio non da poco quando si tratta di gestire un cantiere.
Anche per quanto riguarda la preparazione professionale dei tecnici siamo tutt’oggi in alto mare, e lo dico da ingegnere che ha dovuto specializzarsi nel settore della riqualificazione energetica con corsi ed attività extra-universitarie. Nei corsi di ingegneria civile delle università italiane vengono ancora insegnati programmi vecchi di cinquant’anni, e i laureati nel settore escono senza alcuna capacità e competenza nell’affrontare le problematiche della riqualificazione degli edifici.
Quando è partito il superbonus 110% nel nostro paese sono proliferate come funghi nuove aziende o general contractor, c’è chi fino al giorno prima si occupava di fare strade ed ha iniziato ad occuparsi di edifici, o peggio chi ha creato aziende fittizie per rubare soldi allo Stato come nel caso riminese di “Mister Miliardo”, che creando partite iva e fatture fittizie è riuscito a tirare fuori dalle Poste Italiane 1 miliardo di euro di crediti fiscali senza muovere un mattone. Io da professionista ho preferito dire no a tante proposte lavorative con anche lauti compensi, perché mi sono accorto fin da subito, che la maggior parte delle imprese aveva visto nel superbonus un’opportunità per spennare i clienti e non di certo per promuovere le proprie competenze e realizzare lavori a regola d’arte.
Per non bastare questa misura è stata pensata per banche, grandi aziende e multinazionali, che avendo grande capienza fiscale hanno potuto essere i sovrani del mercato in questi due anni e mezzo. Ad esempio, una multinazionale tedesca del settore energetico che si è fatta un nome nel mercato italiano degli impianti di riscaldamento, che aveva a disposizione un cassetto fiscale di 30 miliardi, ha istallato ovunque caldaie ibride a condensazione senza mettere mano all’involucro edilizio degli edifici. Questo è stato possibile perché la normativa richiedeva come minimo il salto energetico di due classi con un intervento trainante. La sostituzione dell’impianto di riscaldamento rientra tra gli interventi trainanti, e scegliendo il giusto impianto in cui risulta una componente rinnovabile è facile fare un salto di due classi soprattutto in edifici vecchi. Per spiegarvi questo passaggio cerco di darvi una nozione tecnica in maniera semplice. Il calcolo della classe energetica di un edificio secondo la normativa italiana si basa sul consumo annuo di energia non rinnovabile, quindi basta che in casa io metto un impianto che usa una parte di energia rinnovabile tipo installando una caldaia a condensazione ibrida collegata ai pannelli fotovoltaici, che magicamente faccio un salto di due o più classi ma l’edificio mi rimane un colabrodo dal punto di vista energetico.
Per concludere, come detto inizialmente questa misura andava pianificata in maniera lungimirante con una visione di cinque o dieci anni, e soprattutto serviva una banca pubblica degli investimenti che impedisse alle imprese serie e alle famiglie italiane di entrare nella rete di aguzzini composta da mafie, banche e multinazionali. Un altro dato interessante è che il picco di lavori superbonus è stato realizzato in Sardegna nelle seconde case dei tanti ricchi che si potevano permettere l’accesso a questa misura senza passare per i già citati aguzzini.
Ancora una volta il nostro paese ha perso un’occasione importante per rialzarsi, anzi così sta rischiando di sprofondare ancora di più.
Sarà mia cura approfondire il tema partendo dalle storie che conosco e che mi verranno segnalate.
Simon dice
Analisi condivisibile da chi, come me professionista, ha testato operativamente i molteplici e spesso irrisolti problemi legati al superbonus.
Ma l’aspetto che trovo drammatico e paradossale, che misura la distanza siderale della politica dalla realtà, è la totale noncuranza di tutti i governi: Conte, al pari del reddito di cittadinanza ha creato una misura di pancia, miope e sgangherata, nel tentativo, rivelatosi vano, di raggranellare consenso. Poi Draghi, il grande esperto di questioni economiche, il salvatore della patria, anziché affrontare in maniera sistematica il tema ponendo rimedi, ha preferito mettere la polvere sotto il tappeto, limitandosi a critiche sulla insostenibilità economica. Infine la Meloni , annunciando un nuovo patto di lealtà con il cittadino invece ha cambiato le carte in tavola, prendendo per il naso cittadini, operatori e professionisti, con taglio temporale e nessuna riprogrammazione. Ora che l’Europa chiede un miglioramento del patrimonio edilizio, con questa classe politica sarà un ennesimo stillicidio, un pericoloso vuoto a perdere.
Jo Toddy dice
Apprezzo gran parte dell’articolo ma vorrei porre accento su aspetti che a mio avviso forse meritano maggior riflessione o segnalare punti di vista diversi.
Leggere da un collega professionista che scrive in un giornale di informazione libera : ”… Draghi … anziché affrontare in maniera sistematica il tema ponendo rimedi, ha preferito mettere la polvere sotto il tappeto, limitandosi a critiche sulla insostenibilità economica…”.
“sotto al tappeto”??? Questo mi fa davvero torcere le viscere, mi da dolore fisico.
Mi sembra perfino impossibile dover difendere l’indifendibile Conte e la politica tutta che ha partorito questo provvedimento (politica totalmente incapace di gestirlo e proteggerlo dai malefici poteri che lo hanno prima deformato e poi affossato, per altro), ma qui l’assassino (e il mondo che gli fa a capo) ha un identikit perfettamente definito.
Diversamente da quanto scritto la legge in sé NON premiava troppo banche e mascalzoni.
Non era nemmeno stata scritta malissimo (per gli standard italiani).
Poteva senza dubbio essere scritta meglio e parametrata in modo più razionale, con una nuova formulazione – dunque abbandonando e, anzi, riordinando definitivamente il caos dei precedenti bonus che a forza di proroghe e “aggiustamenti” vari aveva già preparato un sostrato pseudo-normativo di imbecille indeterminatezza.
Si è purtroppo deciso, al contrario, di rimandare molti meccanismi ad essi.
Come giustamente scritto nell’articolo, il maggior errore concettuale fu l’irresponsabile ristrettezza dei tempi di attuazione su un provvedimento che effettivamente necessita(va) un orizzonte minimo di 5/10 anni per procedere in maniera ordinata con tempi di programmazione degli interventi.
Ma il cancro vero deriva dalla gestione affidata al MEF e a i suoi sgherri dell’Agenzia delle Entrate, infilando il provvedimento in una delirante dimensione che definire normo-onanistica è dir poco.
Resteranno nella storia le migliaia di pagine “interpretative” e le definizioni in neolingua degne del Ministero della Verità di orwelliana memoria.
Attenzione: proprio come in “1984”, esse non erano frutto di sola stupidità (quella è demandata agli estensori dei quadri bassi e intermedi ben addestrati dalla folle letteratura fiscale di questo sfortunato paese) ma di astuta maligna volontà di sabotaggio da chi in Italia da troppi anni mena davvero il mazzo nell’ingenua genuflessione del Parlamento tutto.
Essi abitano i piani alti di MEF, banche e mondo finanziario.
L’apoteosi si è avuta con l’avvento del “Migliore”, che di quel mondo rappresenta la carta d’identità.
La norma retroattiva sulla circolazione dei crediti – sulla base di immaginifiche truffe strombazzate a mezzo stampa (sempre prona ai voleri di certi potentati) – rimane un certificato di criminalità di questa Povera Patria (per come la cantava Battiato).
E ci si risparmi qui il pistolotto sulle Mafie: esse sguazzano mille volte più fruttuosamente su Grandi Opere e PNRR, non ha certo bisogno del 110%… Sul SuperBonus lavorerà la mafietta di paese. tutt’al più….
E per favore: la si finisca con sta storia delle ville dei ricchi anche qui, nell’ambito dell’informazione seria!
È certamente vero e perfino ovvio che i “ricchi” avevano maggior facilità di accedere al SuperBonus, non dovendo passare per quei gangster degli istituti di credito – per non parlare di quella strana entità fino ad ora ritenuta, nella norma italiana, fuori legge dei “General Contractor”.
Ma se il cosiddetto “Prestito Ponte” veniva erogato come fosse un normale finanziamento o fido richiedendo garanzia personale – cosa non solo non prevista dalla legge che , pur in modo non ben determinato, diceva l’esatto contrario, è del tutto evidente che il “poveraccio” (cfr. Natalino Balasso) non poteva partire coi lavori.
Dunque è la gestione bancaria, non la legge che ha reso classista la sua applicazione, selezionando dalla partenza chi può da chi non può. E sui condomini è anche peggio, il discrimine bancario.
Tuttavia va sempre ricordato un elemento fondamentale, anche di fronte a questo fastidioso discrimine: i lavori sulla villa del ricco li ha fatti un impresa piccola (per una villetta le medie e grandi imprese non hanno interesse a muoversi) se non addirittura una serie di artigiani, e l’indotto si distribuisce certamente nel territorio limitrofo agli interventi.
I soldi dunque sono andati nelle mani di chi si sporca le mani e lavora, per una volta…
Grazie al “Migliore” e al suo perfido dietrofront sulla circolazione del credito adesso impazzano le “finanziarie” che comprano il 110% pagando anche meno dell’80%… 30 punti di margine per parassiti del mondo tanto caro a MEF e compari (complici?) non scandalizza nessuno?
A no, è la villetta che indigna le masse…