L’Unione Europea ha raggiunto un accordo per il pacchetto di misure che dovrebbe riformare la legislazione sull’immigrazione che interessa i paesi membri e che di anno in anno assume contorni sempre più emergenziali.
Dal 2016 ad oggi le varie presidenze di turno del Consiglio dell’Unione Europea – l’organo che detiene il potere legislativo insieme al parlamento e composto dai rappresentanti dei governi nazionali – hanno tentato di modificare i regolamenti e le direttive su cui si fonda la politica comune in ambito di immigrazione e richieste di asilo; i tentativi si sono quasi sempre arenati a causa delle differenza di vedute del Consiglio – tendenzialmente propenso a trattare l’immigrazione come un semplice problema di ordine pubblico – ed il parlamento, più vicino alle posizioni della sinistra progressista propensa alla apertura indiscriminata dei confini. In buona sostanza, si sono sempre contrapposti, senza prevalere, la visione di chi proponeva dei muri ai confini per fermare l’arrivo degli immigrati dal confine orientale e chi, invece, voleva l’accoglienza per tutti e poi una ripartizione equa fra tutti i paesi membri. Nella giornata di ieri, le forze politiche in seno al parlamento e il Consiglio UE hanno raggiunto un accordo di massima per la riforma del sistema di accoglienza ed asilo. Al momento si tratta soltanto di linee guida per la stesura delle future riforme. L’accordo prevede procedure più rapide per l’espulsione degli immigrati entrati nel territorio europeo senza un permesso legale; ma anche una nuova “formula” per la ripartizione delle quote di richiedenti asilo. Per la prima volta, dunque, il parlamento europeo si mostra meno progressista e più vicino alle proposte di rimpatri più facili e di una protezione maggiore dei confini e, soprattutto, la maggioranza del parlamento europeo – in particolare i gruppi del PPE dei Socialisti e Democratici e i centristi di Renew Europe – hanno chiesto anche l’utilizzo di fondi UE per la protezione dei confini, una mossa che si avvicina alle proposte dei paesi più intransigenti che chiedono di costruire dei muri “comuni” ai confini. L’altro aspetto di novità, quello che sicuramente farà maggiormente discutere e che dovrebbe anche preoccupare, è l’introduzione di un obbligo di ripartizione degli immigrati; un potere che dovrebbe essere conferito alla Commissione europea la quale stabilirà nei periodi di crisi delle quote obbligatorie per tutti i paesi membri. E chi stabilirà se c’è in atto una crisi? Ovviamente la stessa Commissione europea.
Questo accordo ha comunque ricevuto l’entusiasta approvazione anche dei parlamentari europei di Fratelli D’Italia e della stessa premier Giorgia Meloni.
Da questo accordo si evincono due cose: la prima riguarda l’ipocrisia dell’UE che per anni ci ha tartassato con la storia di dover accogliere chiunque, oggi pensa di combatterla alzando muri o espellendo gli irregolari – salvo poi fare affari con chi questa immigrazione la fomenta per guadagnarci milioni su milioni di euro o dollari; dall’altra parte, l’immigrazione è un pretesto come un altro con il quale l’élite di Bruxelles rosicchia un altro pezzo di sovranità agli Stati, obbligandoli adesso ad accogliere il numero di immigrati che viene stabilito dai tecnocrati.
Come sempre, dietro le buone intenzioni di facciata europeiste si nascondono sempre i peggiori malefici.
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