Sabato sera il Senato francese ha approvato una seconda tranche della riforma antipopolare del sistema pensionistico del Paese, passaggio fondamentale del secondo mandato di Emmanuel Macron cui in questi giorni si oppongono centinaia di migliaia di manifestanti. La riforma è stata approvata con 195 voti contro 112. Ora c’è solo da attendere che una commissione elabori una bozza finale da sottoporre al Senato e all’Assemblea nazionale per il voto decisivo.
“Un passo importante è stato compiuto questa sera”, ha dichiarato all’Afp Elisabeth Borne, primo ministro francese, dicendosi totalmente impegnata a consentire l’approvazione definitiva nei prossimi giorni.
I sindacati, fortemente impegnati nel dare battaglia a tali misure, fino all’ultimo hanno sperato in un dietrofront di Macron, anche se va osservato un calo delle proteste in termini quantitativi rispetto alle manifestazioni precedenti (il Cgt parla di un milione di persone in tutta la Francia, mentre il ministro dell’Interno ne ha contate 368 mila, meno della metà di quanto previsto dalla polizia). Nonostante ciò, le manifestazioni sono state tese ed hanno visto esplodere la rabbia dei manifestanti, con la polizia che ne ha arrestati 32.
Il disegno di legge contempla l’innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni e un periodo di contribuzione che sarà portato a 43 anni a partire dal 2027. Qualora un lavoratore non raggiungesse i 43 anni di servizio, l’età per percepire una pensione completa sarebbe fissata a 67 anni. Riequilibrando il sistema pensionistici, il governo francese intende risparmiare circa 18 miliardi di euro entro il 2030. Con riferimento al voto, la Borne ha aggiunto che “esiste una maggioranza in Parlamento”. Tuttavia, se il governo non dovesse riuscire a riunire la maggioranza necessaria, ci sarebbe l’ipotesi che possa avvalersi di uno strumento costituzionale raramente utilizzato quale l’articolo 49.3, che consentirebbe alla legislazione di passare anche senza voto.
E proprio quest’ultima indiscrezione sull’utilizzo dello strumento costituzionale dell’articolo 49.3 della costituzione francese, dimostra come nelle tanto decantate democrazie occidentali, ai pupari al governo non frega niente della sovranità popolare, del voto e della democrazia; la guerra contro i popoli deve andare avanti. Bisogna vedere, adesso, quale sarà la reazione del popolo francese dinanzi alla decisione di Macron di non fare passi indietro. Sperando non abbia perso quella straordinaria capacità di far altare le teste ai re.
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