Centinaia di migliaia di greci sono scesi nelle strade della Grecia per protestare contro il governo, accusato di essere l’artefice della tragedia ferroviaria della scorsa settimana che ha causato 57 morti e 14 feriti gravi. Ad Atene c’è stata la maggior concentrazione, con più di 50 mila persone scese per strada. Ci sono stati scontri con la polizia che, nel tentativo di disperdere i manifestanti, ha utilizzato gas lacrimogeni e idranti. I manifestanti hanno sfilato per le vie della città, intonando cori contro il primo ministro Mitsotakis e brandendo un lungo striscione recitante “non è stata una tragedia, è stato un crimine”. Il premier Mitsotakis ha invitato alla calma i greci, preoccupato non tanto per la tragedia in sé, quanto più per i costi in termini politici in vista della sua ricandidatura alle elezioni della prossima primavera.
Per i greci la colpa di questo disastro ferroviario, il peggiore nella storia greca, è tutta del governo. Secondo le ricostruzioni ufficiali, lo scontro è avvenuto a causa di un errore umano provocato dal capo stazione di Larissa di 59 anni che avrebbe sbagliato ad operare lo scambio di binario, indirizzando i due convogli che marciavano in senso opposto, sullo stesso binario. Il governo greco, dunque, ha subito trovato il capro espiatorio di questa vicenda, ma è la famigerata toppa peggiore del buco. Infatti sorge spontaneo chiedersi come sia possibile che nel 2023 gli scambi di binario avvengano ancora manualmente; ma soprattutto come sia possibile che addetto a questo operazione fosse un uomo di 59 anni che nella vita aveva svolto altre mansioni e ora si ritrova ad essere capostazione dopo un corso di appena due mesi (come riportato dai principali quotidiani greci). La risposta è semplice e monosillabica: UE.
La Grecia è stata la nazione più colpita dalle ricette economiche criminali propinate dalla Troika che, con il pretesto dell’alto debito pubblico, ha costretto il popolo greco, attraverso i suoi aguzzini di Neo Dimokratia, il partito conservatore che con i premier Samaras, Papademos e ora Mitsotakis, e gli aguzzini di Syriza, a svendere tutto il patrimonio pubblico al capitale finanziario greco ed europeo. Il settore ferroviario, poi, è stato tra i più colpiti con i tagli e la svendita della società ferroviaria nazionale – Hellenic Train – acquistata nel 2017 da Ferrovie dello Stato italiane (a dimostrazione del fatto che le politiche economiche europee non colpiscono un paese generalmente, ma solo le classi popolari di quel paese, favorendo il capitale monopolistico che si espande e conquista fette di mercato all’estero). Hellenic Train, per meglio dire Trenitalia in Grecia, ha tagliato a più non posso i costi, eliminando gran parte del sistema automatizzato che gestiva gli scambi ferroviari, ora gestiti manualmente da capistazione senza competenze ed esperienza.
Hanno ragione i greci. Non è stato un errore umano, ma un crimine economico.
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