Emanuele Quarta
Avanti.it
In Francia ormai è scontro aperto fra il popolo dei lavoratori e il presidente Macron sulla riforma delle pensioni. Dopo lo sciopero generale dello scorso ottobre, che ha visto scendere in piazza mezzo milione di francesi, e quello di appena dieci giorni fa, da ieri 30 Gennaio è in corso un secondo sciopero generale che sta letteralmente paralizzando la Francia. Le autorità francesi parlano di 1 milione e 200 mila scioperanti; la CGT – la Confédération Générale du Travail, il sindacato francese – parla invece di 1 milione e 600 mila scioperanti in tutto il territorio metropolitano francese. Si tratta della più grande manifestazione degli ultimi venti anni e mostra tutta la sofferenza del popolo francese contro quello che è l’ultimo – e probabilmente il più potente – atto di guerra dichiarato da Macron contro i lavoratori.
Il Governo francese ha presentato una proposta di legge con la quale intende riformare l’età pensionabile portandola da 62 a 64 anni. I francesi sono particolarmente gelosi e legati al proprio modello pensionistico perché, pur prevedendo ad oggi una età pensionabile relativamente alta, permette comunque ad una larghissima fetta della popolazione di anticipare anche di quattro anni il ritiro dal lavoro, senza perdere nemmeno un centesimo della pensione maturata. Nello specifico, la legge francese prevede tre categorie di lavoratori considerati a rischio sulla base di tre situazioni lavorative: lavoro notturno, lavoro rumoroso e lavoro rischioso (in quest’ultima rientrano anche i lavoratori che svolgono il proprio lavoro in condizioni climatiche estreme). Proprio questa è l’area sulla quale vuole intervenire il governo di concerto con l’aumento dell’età pensionabile; in effetti già in passato l’età è stata gradualmente innalzata, ma mai sono stati ritoccati i criteri che hanno permesso sinora a milioni di lavoratori di anticipare il proprio pensionamento. Nelle intenzioni del governo, c’è il tentativo di restringere queste vere e proprie scappatoie – considerate tali dal governo – riducendo anche il loro grado di indeterminatezza, caratteristica che ha reso questo strumento un’arma in più nelle mani dei lavoratori.
Dunque la rabbia dei lavoratori è letteralmente esplosa, portandoli nelle piazze di tutta la Francia nel tentativo di difendere uno degli ultimi baluardi di giustizia sociale rimasto al popolo francese.
Ma non sono soltanto le piazze le protagoniste di questo sciopero. I lavoratori del settore elettrico stanno scioperando semplicemente non presentandosi al lavoro, causando così enormi disagi derivanti dalla riduzione di energia elettrica. Ma è nel settore petrolchimico che sta avvenendo qualcosa di mai visto prima. Dopo l’occupazione della Sanofi da parte degli operai nel Novembre scorso, oggi gli operai dei principali petrolchimici francesi hanno occupato i poli petroliferi, bloccando la produzione ad oltranza, tentando di ricreare le condizioni di qualche mese fa quando in Francia cominciarono a scarseggiare i carburanti. La situazione è esplosiva e Macron è ormai ad un punto molto critico della sua carriera politica. La volontà di continuare a colpire i lavoratori francesi rischia di mandare l’intero Paese sull’orlo di una guerra civile. Infatti i lavoratori non sembrano intenzionati a soccombere né a rinunciare ai propri diritti. Ma se l’Assemblea Nazionale approverà la riforma, cosa succederà? I lavoratori torneranno a casa con la testa bassa o innalzeranno l’asticella, inasprendo lo scontro? Oggi è chiaro che, dal punto di vista degli effetti negativi e dei disagi, lo sciopero sta indiscutibilmente sortendo i propri effetti; tuttavia è necessario che questo sciopero porti ad una vera vittoria, con il ritiro della riforma e le dimissioni di Macron.
La partita è soltanto a metà del suo svolgimento. Non ci resta che attendere, magari sognando di rivedere teste che saltano via dai patiboli.
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