Ieri sera il Governo militare provvisorio del Mali – in carica dal 2021 in seguito alla deposizione del precedente governo filo-francese – ha dichiarato che il capo della missione ONU in Mali per il monitoraggio dei diritti umani è “persona non grata” ed ha 48 ore di tempo per lasciare il Paese.
L’ordine di espulsione per Guillame Ngefa-Atondoko Andali (questo il nome del capo-missione), è conseguente alla decisione dello stesso Andali di portare dei testimoni oculari civili – ritenuti inattendibili dal governo militare – al meeting sulla situazione dei diritti umani in Mali, tenutosi presso l’ONU il 27 Gennaio scorso.
Dopo il meeting MINUSMA (acronimo della missione ONU in Mali) ha ufficialmente accusato le forze armate maliane di ripetute violazioni dei diritti umani con la complicità del gruppo armato privato russo “Wagner”.
Un esperto indipendente dell’ONU ha addirittura parlato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi dalle forze governative. “È dal 2021” commenta l’esperto sentito da Reuters “che riceviamo dal Mali segnalazioni di gravi violazioni come esecuzioni di massa, rapimenti e sparizioni, stupri e violenze sessuali, commesse dalle forze armate governative e dai loro alleati”
Il Governo maliano ha sempre respinto con forza tali accuse fino al punto di espellere un capo-missione ONU, un soggetto che è dotato anche di piena immunità diplomatica; un gesto dunque molto forte e carico di significato politico.
MINUSMA, intanto, non ha lasciato alcun commento sulla decisione del governo maliano; dal suo ufficio stampa trapela soltanto il silenzio, forse per non aggravare ulteriormente i già tesissimi rapporti coi militari al governo.
Bisogna riconoscere al Mali, però, il coraggio di aver ancora una volta messo in scacco la strategia delle forze imperialiste; prima il golpe che è stato un golpe da considerare direttamente o indirettamente anti-francese; poi la richiesta di aiuto pervenuta alla Federazione russa che ha inviato un contingente del gruppo paramilitare “Wagner” a difesa dello stesso golpe; infine l’espulsione di un capo-missione ONU. E quest’ultima azione rappresenta l’ennesimo duro colpo inflitto contro una organizzazione internazionale ormai preda dei deliri imperialistici dell’occidente; un organismo che ha ormai il solo compito di rilasciare patenti di democraticità ai paesi allineati con l’occidente, marchiando con accuse pretestuose ed infondate di violazioni dei diritti umani, quei paesi ormai non più disposti ad eseguire i diktat di Washington, Parigi, Londra e Roma.
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