Ankara ha dato un ultimatum a Stoccolma sulla partecipazione svedese alla NATO in seguito alle crescenti tensioni che vanno caratterizzando le ultime settimane.
Dopo la consegna alla Turchia, agli inizi di dicembre, del militante curdo rifugiato in Svezia Mahmut Tat, la Corte Suprema svedese ha respinto la richiesta di estradizione di altri cittadini di origine turca, tra i quali figura il giornalista Bulent Kenes, considerato dal presidente Erdogan megafono dell’opposizione gülenista.
Oltre questa premessa, ad esacerbare la già tormentata relazione tra i due paesi ci hanno pensato le iniziative dello scorso sabato a Stoccolma coordinate dai «comitti del Rojava», che hanno visto coinvolte diverse migliaia di persone in protesta contro la richiesta d’adesione del proprio paese all’alleanza, con l’adesione di diverse sigle della sinistra radicale svedese.
Nella stessa giornata, l’esponente di estrema destra Rasmus Paludan si è reso protagonista di una dimostrazione presso l’ambasciata turca, durante la quale ha dato fuoco a una copia del Corano, stimolando così una dura reazione delle autorità turche, le quali avevano chiesto alla Svezia di impedire sia il corteo contro l’adesione alla NATO, sia la manifestazione del Paludan.
Pur avendo espresso contrarietà all’ideologia islamofoba, la Svezia ha risposto che «non ravvisava motivazioni per vietare gli eventi» e che, per quanto il governo svedese non sostenga la distruzione di scritture ritenute sacre, quanto accaduto è concesso dal punto di vista legale e lecito in un paese in cui vige la libertà d’espressione.
Così si è espresso in conferenza stampa il presidente turco:
“La leadership svedese non ha bisogno di ricordarci i diritti e le libertà. Se rispetti così tanto i diritti e le libertà, rispetterai prima le credenze religiose della Repubblica di Turchia o dei musulmani. Se non mostri tale rispetto, mi dispiace, non riceverai alcun supporto da noi nella NATO.
[…] “Quindi lasci che le organizzazioni terroristiche si scatenino nei tuoi viali e strade e poi ti aspetti il nostro sostegno per entrare nella NATO. Non succederà”.
Di fronte a questo quadro, l’ipotesi di un “via libera” della Turchia alla ratifica della richiesta d’ingresso tra i Paesi NATO va sempre più dissolvendosi.
EQ
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