Giovedì scorso il Ministero del Petrolio e dell’Energia del Ciad ha ufficializzato la nazionalizzazione di tutti i beni e i diritti, inclusi i permessi per gli idrocarburi e le autorizzazioni per l’esplorazione e la produzione, appartenenti a una filiale di Exxon Mobil.
Exxon Mobil nel dicembre 2022 aveva dichiarato di aver chiuso la vendita delle sue operazioni in Ciad e Camerun alla Savannah Energy, società energetica quotata a Londra, portando a casa un accordo da 407 milioni di dollari che però il governo del Ciad ha contestato, affermando che i termini finali differivano da quelli che gli erano stati inizialmente presentati. Il governo del Ciad ha anche avvertito che potrebbe ricorrere ai tribunali al fine di bloccare l’acquisto di Savannah dei beni della Exxon nel paese e prendere ulteriori misure per proteggere i propri interessi. Il patrimonio della Exxon comprendeva una partecipazione del 40% nel progetto petrolifero Doba in Ciad, che comprende sette campi petroliferi con una produzione combinata di 28.000 barili al giorno, oltre che l’interesse della Exxon per l’oleodotto Ciad-Camerun di oltre 1.000 km senza sbocco sul mare alla costa atlantica del Golfo di Guinea attraverso la quale viene esportato il suo greggio.
Exxon Mobil non ha commentato prontamente la vicenda, ma il giorno seguente, in seguito al decreto presidenziale, la Savannah Energy ha dichiarato di avere tutte le intenzioni di contestare la mossa del governo del Ciad, e ha accusato il presidente Mahamat Deby di aver violato direttamente le convenzioni soggette alla giurisdizione di un tribunale della Corte Penale Internazionale con sede a Parigi. La società ha dichiarato che intende perseguire tutti i suoi diritti legali in merito alle attività di proprietà di Savannah Chad Inc, ma che rimane impegnata nella realizzazione della sua strategia sul suolo africano.
La nazionalizzazione delle imprese americane in Ciad è un nuovo capitolo che si aggiunge a quella guerra a distanza – ma non troppo – fra USA e Russia e Cina in Africa, con sempre più paesi africani che si affrancano dal secolare colonialismo francese (difeso militarmente dagli USA), col supporto diplomatico e militare russo. L’Africa, come anche l’America Latina, è il terreno di scontro fra due mondi in aperta collisione: da una parte i Brics, ritenuti sempre più affascinanti dai paesi africani e sudamericani soprattutto nell’ottica di un affrancamento dall’imperialismo occidentale; dall’altra parte l’impero statunitense in continuo declino che, ovviamente non accetterà mai di perdere le sue posizioni. E non sarebbe strano vedere nel futuro prossimo uno scontro più o meno diretto fra i due blocchi in questi due continenti.
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