I cittadini serbi hanno consegnato più di 10.000 armi da fuoco nella prima settimana di un mese impiegato a radunare armi da fuoco prive di licenza.
Il presidente serbo Vucic ha anche garantito “misure repressive” per chiunque venga scoperto in possesso di armi illegali dopo la fine dell’amnistia. La scorsa domenica, Vucic e alti funzionari di polizia hanno visitato il principale centro di raccolta sito a Smederevo. Il presidente ha ispezionato il magazzino con file di fucili, pistole e armi automatiche, bombe a mano, mine e persino lanciarazzi consegnati dai cittadini. Di fronte ai giornalisti, Vucic si è complimentato con la cittadinanza per il disarmo volontario. “Sono grato alle persone che hanno consegnato le armi”, ha dichiarato il presidente, aggiungendo che la raccolta di armi sarà destinata alle fabbriche di armi e munizioni per un potenziale riutilizzo militare. Vucic ha anche avvertito che dopo l’8 giugno il governo sarà maggiormente intransigente sul possesso illegale di armi, e che provvederà con multe salate e “misure repressive”.
La “corsa” alle armi è stata avviata a seguito di due sparatorie di massa nell’arco di tre giorni. Il 3 maggio, uno studente di 13 anni della scuola elementare Vladislav Ribnikar di Belgrado ha sparato contro otto dei suoi compagni di classe e una guardia di sicurezza, ferendo altri sei studenti e un insegnante. Il giorno successivo, a Mladenovac, otto persone sono state uccise e 14 ferite. Il governo pone la lente d’ingrandimento anche sui poligoni di tiro, poiché pare che il tiratore della scuola ne frequentasse uno insieme a suo padre. I proprietari legali di armi dovranno affrontare revisioni delle loro licenze e ispezioni di polizia per valutare lo stato di conservazione delle armi in loro possesso, con immediata confisca di quest’ultime nel caso in cui non rispettino le condizioni di sicurezza prescritte.
La Serbia è al terzo posto nel mondo per possesso di armi private pro capite, dopo gli Stati Uniti e lo Yemen. Il crollo della Jugoslavia negli anni ’90 ha lasciato anche che un gran numero di armamenti militari finisse nelle mani dei civili. Nonostante i precedenti tentativi di radunare armi illegali abbiano registrato un esito negativo, soltanto durante il primo giorno dell’attuale campagna i cittadini hanno volontariamente consegnato 1.500 armi da fuoco, 50.000 munizioni e circa 100 granate, lanciarazzi e altri ordigni esplosivi.
Chissà però se è una buona idea disarmare un popolo che vive sotto la costante minaccia di un attacco esterno, considerata anche la storia recente della Serbia vittima dell’aggressione della Nato e l’accresciuta aggressività kosovara degli ultimi mesi.
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