È in corso una significativa operazione di “compra-vendita” dell’editoria italiana che vede coinvolti diversi soggetti e numerose testate.
La trattativa per la vendita delle testate nordestine del gruppo Gedi procede e gode dell’intercessione di Luca Zaia, presidente del Veneto, che si è seduto al tavolo con una schiera di imprenditori, tra i quali figura anche Enrico Marchi, già patron di Banca Finint e proprietario dell’aeroporto di Venezia, che nutrirebbe un certo interesse nell’acquisto in vista del 2025 che potrebbe vederlo papabile candidato alle regionali. La famiglia Angelucci ci prova, invece, con il Giornale e la Verità, anche se sul primo Berlusconi vorrebbe mantenere una quota, e sul secondo cerca di dissuadere il suo direttore, Belpietro, dal cedere alla corte dei signorotti del settore sanitario laziale. Nel frattempo, però, pare che Maurizio Belpietro abbia già ricevuto le avances di Danilo Iervolino, già sbarcato nel mondo dell’editoria con l’acquisizione de L’Espresso.
Danilo Iervolino è a capo del gruppo Multiversity, il cui ad è Fabio Vaccarono, e che potrebbe invece mettere le mani su Il Sole 24 Ore nel campo della formazione executive. L’azienda è proprietaria delle università telematiche Pegaso e a fine settembre aveva già avviato una partnership col Gruppo 24 ORE, con l’intento di affermarsi come uno dei riferimenti più importanti del panorama europeo nel business dell’educazione e della formazione.
Un grande giro d’affari, con gruppi editoriali in crisi e giornali che passano da una mano all’altra rimanendo sempre nell’area della Confindustria o delle grandi società finanziarie. Se ancora qualcuno si chiede perché i giornali italiani facciano pena dal punto di vista informativo, perché siano così di parte da apparire più come mezzi di propaganda, leggendo i nomi dei proprietari odierni e dei probabili padroni futuri, forse una risposta potrebbe darsela da solo. La borghesia italiana usa i giornali per disinformare la popolazione, convincendola della correttezza di determinate scelte – dalle misure economiche fino alla guerra in Ucraina – che finiscono per far arricchire sempre i soliti quattro padroni.
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