Il menù è completo. Dopo il soutè di locusta migratoria per antipasto ed i “vermicelli” della farina per primo, già disponibili ai nostri palati dal 2018, è finalmente arrivato il dolce: pan di spagna alla farina di grillo, più precisamente di Acheta domesticus. L’ordinanza è stata firmata il 3 gennaio dalla presidente Ursula Von der Leyen e pubblicata mercoledì sulla Gazzetta Ufficiale comunitaria. Pane e panini multicereali, crackers, grissini e barrette ai cereali, miscele secche per prodotti da forno, biscotti, prodotti secchi a base di pasta farcita e non farcita, piatti a base di leguminose e di verdure, pizza, prodotti a base di pasta, siero di latte in polvere, prodotti sostitutivi della carne, birra, prodotti a base di cioccolato, frutta a guscio. Questo il ventaglio di prodotti dove, dal 25 gennaio e per i futuri 5 anni, potremmo trovare la farina di grillo, nonostante la stessa Commissione Europea ammetta che gli studi sugli effetti allergenici non siano ancora risolutivi, in barba al principio di precauzione che prevedrebbe che gli studi vengano fatti prima dell’immissione sul mercato di un prodotto (solo noi ci vediamo una certa analogia con l’approvazione dei vaccini anti-Covid?). “Il 54% degli italiani sono contrari agli insetti a tavola, indifferenti il 24%, favorevoli il 16%, non risponde il 6%. L’arrivo sulle tavole degli insetti solleva interrogativi sanitari. Si chiariscano metodi di produzione, provenienza e tracciabilità. La maggior parte dei nuovi prodotti viene da Paesi extra Ue, come Vietnam, Thailandia o Cina, da anni ai vertici delle classifiche per allarmi alimentari”, questa la risposta stizzita di Coldiretti. Le fa eco Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, associazione che mette in relazione il mondo della produzione agricola con quello della trasformazione industriale, che contesta il tentativo di far passare gli insetti come alimenti più ecosostenibili rispetto alle attuali abitudini alimentari italiane. Ed ora le solite considerazioni complottiste. Non è che nelle intenzioni del legislatore ci sia la volontà di ridurre il popolo alla stregua di un gigantesco allevamento, da nutrire ad insetti perchè sono più facili da produrre rispetto agli animali da carne? Non è che le allergie alimentari, che molti ricercatori “scettici” hanno già paventato rispetto alla dieta insettivora, siano “auspicabili” da parte di Big Farma, che potrà così costruire un nuovo business sulla produzione di farmaci antiallergici? Non è che i soliti padroni del mondo, ai vertici della catena alimentare, vogliano, nel loro delirio di onnipotenza, relegare le masse ai piani bassi della piramide, in modo da poterli meglio controllare, riducendoli di fatto ad allevamenti, alla stregua di quelli animali, mentre intanto loro mangiano succulente bistecche di manzo?
Le scelte individuali di consumo, soprattutto quelle alimentari, sono alla base della resistenza. Meditate
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