Di Ugo Fuoco per Avanti.it
Se esistesse un film dal titolo ‘Il voluto equivoco che mi occorre per perorar menzogne’ lo sceneggiatore non potrebbe essere che il quotidiano ‘La Repubblica’.
L’informazione di regime ha infatti provato a stravolgere il senso delle cose, costruendo un risibile e voluto equivoco (se non fosse voluto significherebbe che abbiamo a che fare con dei fottuti ebeti), attraverso il quale far passare il messaggio che le fosse più d’uopo, ovvero che chiunque fornisse informazioni disallineate rispetto alla questione israelo-palestinese fosse anche meritevole dell’ultima ritrovata fra le etichette da attribuire al dissenso : ‘FILOHAMAS’
Ebbene, prima di fare un po’ di storia, è mia intenzione sconfessare questa grottesca bollatura che non sta in piedi per ragioni pratiche, tutte già da me rese note pubblicamente.
Sono convintamente Antisionista.
Hamas è una creatura finanziata da Israele ed infiltrata dal Mossad, pertanto non posso che essere Antihamas, proprio in quanto Antisionista.
Essere Filohamas, date le VERE origini di tale organizzazione e le sue finalità votate a giustificare il genocidio del popolo Palestinese da parte dell’ala colonialista del potere Israeliano, equivarrebbe ad essere FILOSIONISTA, cosa che trovo davvero orrenda ed offensiva.
Non ho mai sostenuto, infatti, che Hamas non abbia ucciso. Il senso delle mie parole è stato chiaro a tutti quelli cui mi rivolgo, perché ho il piacere di rivolgermi a persone intelligenti.
HAMAS HA UCCISO… poiché espressione delle strategie coloniali sioniste che strumentalizzano il destino di ‘un pugno ‘di israeliani per il proprio fine ultimo, l’annessione della Palestina.
HAMAS HA UCCISO, POICHE’ HAMAS E’ STRUMENTO VOLUTO, COSTRUITO, FINANZIATO ED INFILTRATO DAL SIONISMO.
Non intendo soffermarmi più di tanto sulla specifica questione poiché già trattata in modo chiaro. Voglio però cogliere questa opportunità per fare un po’ d’ordine riguardo all’intera questione mediorientale in cui va inserita la dinamica delle strategie sioniste.
L’Arabia Saudita è stata sempre un alleato fondamentale degli U.S.A. in Medio Oriente, sin dai tempi dell’amministrazione Nixon che concluse con lo Stato arabo quegli accordi capaci di dar vita al petroldollaro ed all’egemonia commerciale e politica statunitense degli ultimi 50 anni.
L’apertura dei sauditi alla strategia di un nuovo ordine mondiale multipolare, guidato dall’asse sino-russo, ha provocato un terremoto geopolitico per ragioni che sono molteplici.
L’ingresso nei BRICS dell’Arabia Saudita, già accettato e previsto per il 1 Gennaio 2024.
Grazie alla mediazione Cinese, seguita da quella russa, Ryad si è seduta al tavolo della diplomazia con l’Iran, lo storico arcinemico statunitense del mondo musulmano e che, a sua volta, ha fatto richiesta d’ingresso nei BRICS.
In ultimo, ma non di certo per importanza, l’Arabia Saudita ha iniziato a commerciare petrolio in valute diverse dal dollaro.
Di questo esito, sconfortante per gli Yankee, erano già giunte ‘chiare e forti’ le avvisaglie quando per due volte di seguito, prima nel Febbraio 2022 e poi successivamente nel mese di Ottobre dello stesso anno, in vista e poi durante il conflitto (apparentemente) fra Russia ed Ucraina, il principe saudita Bin Salman aveva risposto picche alle richieste di Biden di aumentare le estrazioni di petrolio col fine di non favorire le esportazioni Russe, in quanto si presupponeva che un taglio della produzione avrebbe aumentato il valore del barile avvantaggiando Mosca.
I Sauditi risposero che avrebbero tenuto fede agli impegni presi con l’OPEC+, che prevedevano un taglio alla produzione.
Washington non accettò subito che un tale matrimonio di convenienza, duraturo ed assolutamente strategico, si concludesse in quel modo.
Gli U.S.A. dunque, nella cornice del G20 tenutosi in India, provarono a ‘sedurre’ nuovamente l’Arabia attraverso il progetto delle nuove rotte commerciali verso l’oriente, che competeva con la nuova via della seta cinese, e con un ruolo centrale per i sauditi.
Come riferì la CNN il piano di Biden, che includeva anche l’Unione Europea per il tramite di Francia, Germania ed Italia, prevedeva due corridoi distinti, un corridoio orientale che collega l’India con i paesi Arabi del Golfo ed uno settentrionale atto a collegare i paesi del Golfo con l’Europa.
Alla proposta andava anche acclusa la promessa dei normamericani di aiutare l’Arabia nello sviluppo di un programma nucleare ‘civile’ permettendo loro di acquistare armi antiaeree per proteggersi da un presunto e non meglio specificato attacco iraniano.
Attacco che sarebbe dovuto arrivare da quell’Iran neoaderente ai BRICS al pari proprio dei sauditi.
Ryad fece intuire che la cosa non li entusiasmasse ma, in questo contesto, Washington aveva egualmente pianificato la chiusura di un accordo tra sauditi ed israeliani che pareva ormai sugellato con la stretta di mano fra Biden e Nethanyau datata 20 settembre.
Il Premier israeliano, però, vide quella statunitense come una inaccettabile ingerenza negli affari di politica estera sionista, fatto questo che andava a far cumulo con i suoi rapporti di ‘non amicizia’ intrattenuti da sempre con l’amministrazione democratica ed in un momento in cui Nethanyau si trovava in serissima difficoltà per le sue politiche Covid, dapprima, e per la riforma della giustizia che aveva scatenato violente proteste in tutto il paese, poi.
Il governo di Nethanyau poteva contare ormai sul solo appoggio del nazionalismo sionista più estremo – per il quale un riavvicinamento con il nemico palestinese è inammissibile – ed il quadro prospettato dagli U.S.A. lasciava intravedere una normalizzazione nei rapporti diplomatici con quel mondo musulmano che avrebbe portato senza alcun dubbio ad aumentare ‘le concessioni’ al popolo della Palestina.
Lo scafato Nethanyau, ridotto ad uno zombie politico dalle sue stesse prese di posizione, ha intravisto una via di fuga che gli avrebbe concesso da un lato di conservare e rafforzare i rapporti con l’oltranzismo sionista suo ultimo sostenitore e dall’altro di porre le basi per un governo di unità nazionale, utile a prender tempo nella speranza di riqualificarsi dinanzi ad una opinione pubblica israeliana che esigeva ogni giorno di più le sue dimissioni.
Accade quindi che un confine di circa 5 Km, che è anche il luogo più sorvegliato del pianeta, rimanga coincidenzialmente sguarnito al punto da consentire quanto non fosse mai accaduto prima.
I miliaziani di Hamas riescono ad entrare nel paese del dattero essiccato compiendo attentati e rapimenti.
Hamas, la stessa organizzazione cui Nethanyau aveva permesso che recentemente pervenissero centinaia di milioni di euro dal Qatar.
Il governo sionista lo definisce subito l’11 Settembre israeliano e, personalmente, credo di conoscerne il motivo.
La probabilità che Hamas sia riuscita ad attraversare il luogo più controllato del pianeta ed a penetrare in Israele è in effetti paragonabile alla probabilità che un terrorista islamico con 50 ore di volo cumulate presso una scuola di pilotaggio in Florida si sia messo alla cloche di un pesante ed ingovernabile Boing 757 e, dopo una pericolosa discesa ad anello, senza essersi schiantato prima e senza che alcun sistema di allarme o di contraerea accennasse alcuna risposta, volando ad un’altezza di 3 metri da terra senza turbine (poiché non sono mai state trovate), sia riuscito ad impattare e disintegrarsi contro l’edificio militare più protetto del pianeta, il Pentagono.
Nethanyau, dunque, ha ottenuto quanto gli occorresse in questa fase.
Si è affrancato dalle ingerenze statunitensi, ha fatto saltare gli odiati accordi diplomatici con il mondo arabo, ha rilanciato le politiche d’annessione, rinsaldato il rapporto con l’elettorato più estremista ed ha conseguito il governo di unità nazionale.
Effetto collaterale di quanto sin qui riportato, lo schifoso massacro di civili e bambini che, in nessuna maniera, neppure nel caso in cui la sceneggiata dei Kibbutz fosse stata reale, avrebbe potuto mai giustificare uno sterminio criminale come quello cui la politica internazionale sta assistendo senza muovere, di fatto, un sol dito.
Chioso ricordando ai servi della disinformazione mainstream che stanno andando alla grande.
La loro plumbea censura del pluralismo sta ormai colpendo irrimediabilmente (per loro) ogni orientamento ideologico e di fede.
Il loro fungere costantemente da scendiletto del potere è ormai davanti agli occhi di tutti, anche di quella componente dell’opinione pubblica che mai aveva manifestato prima sfiducia nei confronti dell’informazione ufficiale.
Destra, Centro, Sinistra….i media di regime fra Pandemia, Clima, Guerra in Ucraina, Cibo a base di insetti, Politiche green, Propaganda Gender e questione israelo-palestinese, sono stati capaci di scontentare davvero tutti dimostrandosi – e questo va detto – all’altezza di una delle loro prerogative.
L’inclusività.
Scontenti tutti….esclusi, nessuno.
P.s. più provate a bollarci di complottismo e più noi aumentiamo nel numero. Le persone non sono stupide come vorreste, sanno distinguere fra verità e menzogna, fra persone libere e servi.
Ugo Fuoco
Cisco dice
Non ringrazierò mai abbastanza Ugo Fuoco.
Oltre ad essere una persona libera è un genio.
Matteo L. dice
Grande risposta a quelli della carta da culo della stampa sionista.
Ivan Caprara dice
I miei più sinceri complimenti , e un enorme ringraziamento per darci ancora speranza di riuscire ancora a cambiare le cose , a motivarci nel NON MOLLARE , e a farci ancora incazzare ….a essere ancora umani
Miriam dice
Amo il modo di esprimersi di Ugo, perché dice le cose come le sente e non ha filtri.
Grazie
Luana borri dice
Vorrei capire meglio su questo attentato di hamas del 7….dove e’ avvenuto …porte di gaza? Concerto di ragazzi anche europei .. morti 240.. morti 1400… tante dicerie.. anche travaglio ( + dice che sono stati gli arabi a non volere uno stato palestinese fin dal 48 !!!!)
Poi attentato al kibbutz..
Vorrei rispondere in modo chiaro a chi accusa ..