L’intelligenza artificiale è ormai una realtà del nostro tempo. Il suo sviluppo e la sua diffusione cambieranno in maniera radicale il mondo per come lo abbiamo sin qui conosciuto. E ad accorgersene è anche un colosso della finanza come Goldman Sachs che ha sviluppato uno studio proprio sull’impatto dell’IA sul mondo del lavoro. Il rapporto, intitolato The Potentially Large Effects of Artificial Intelligence on Economic Growth, si concentra proprio sugli effetti che l’intelligenza artificiale avrà sul mondo del lavoro, in particolare sui posti di lavoro che si perderanno – con conseguenti licenziamenti – e i benefici in termini di produttività e profitti per le aziende. Goldman stima che fra Europa e Stati Uniti saranno circa 300 milioni i posti di lavoro che potrebbero essere persi o ridotti da questa tecnologia in rapida crescita e, sostiene Goldman, l’automazione creerà innovazione che porta a nuovi tipi di posti di lavoro. Per le aziende ci saranno risparmi sui costi grazie all’intelligenza artificiale. Possono impiegare le proprie risorse per costruire e far crescere le imprese, aumentando in ultima analisi il PIL globale annuo del 7%.
Lo studio di Goldman sottolinea come ad essere investiti da questo rimodellamento del mercato del lavoro saranno principalmente i colletti bianchi perché l’IA è meno utilizzabile in lavori dove prevale la fisicità come, per esempio, il lavoro di operaio nei cantieri o nelle fabbriche. Il supporto amministrativo in ufficio, il legale, l’architettura e l’ingegneria, le operazioni commerciali e finanziarie, la gestione, le vendite, la sanità e l’arte e il design sono alcuni dei settori che saranno influenzati dall’automazione. Dunque, tutti lavori che oggi sono svolti da una élite che ha studiato, ha conseguito una laurea; lavori che oggi necessitano di una alta formazione in costante aggiornamento; ma anche il 30% del lavoro nel comparto sanitario sarà sostituito dall’IA. Ma per Goldman questo non è un dato allarmante: infatti per la nota banca di investimento americana, l’IA una volta entrata a pieno regime darà vita a nuovi lavori, come avvenuto con la diffusione dell’informatica che ha dato vita a lavori come web designer, degli sviluppatori di software o dei professionisti del marketing digitale. Ma non solo. l’impatto dell’IA sarà tale che per la Goldman i bambini che oggi frequentano le scuole primarie per il 68% svolgeranno lavori che oggi ancora non esistono.
Tuttavia, Goldman fa notare che al momento il primo impatto dell’intelligenza artificiale, quali ChatGPT (bloccato in Italia dal Garante della privacy) e DALL-E (già “assunto da Coca-Cola per lo sviluppo del marketing), lo hanno avuto i lavoratori dei colossi dell’informatica e dei social network quali Google, Meta e Microsoft; questi ultimi, infatti, già dall’autunno scorso hanno cominciato una campagna di licenziamenti monstre che, tuttavia, non ha intaccato minimamente la capacità produttiva delle società. Quindi è probabile, come afferma Goldman, che i colossi dell’informatica abbiano sostituito l’uomo con l’IA. E non saranno di certo gli unici.
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