Oggi è iniziata ufficialmente la tre giorni del G7 di Hiroshima. La riunione dei sette grandi (forse una volta) del mondo è stata preceduta dall’arrivo dei leader dei 7 paesi partecipanti, inclusa l’Italia, accolti dal premier giapponese che ha condotto gli ospiti presso il memoriale delle vittime del bombardamento nucleare del 1945 effettuato, lo ricordiamo, dagli Stati Uniti che hanno presenziato con il presidente Biden proprio alla piccola celebrazione organizzata ad hoc per l’evento. Dopo questo tripudio di ipocrisia, i vari leader hanno avuto brevi colloqui personali con il padrone di casa, il premier giapponese Fumio Kishida che, approfittando della sede e del suo significato storico, ha invitato gli ospiti ad “evitare l’escalation nucleare” e a lavorare per la de-nuclearizzazione del mondo. Alla vigilia del summit che inizia proprio oggi, il premier giapponese ha informato i colleghi che domenica riceveranno anche la visita di Zelensky.
E a proposito di Ucraina, alcuni membri dello staff di Biden hanno detto alla stampa che gli USA sono pronti ad emanare “altre 300 sanzioni contro la Russia in risposta alla sua invasione dell’Ucraina”. Con le nuove sanzioni, gli americani vogliono stringere ancora di più il cappio intorno al collo di Mosca anche se, come abbiamo visto, le sanzioni stanno facendo male più a chi le ha imposte che all’economia russa. Le sanzioni dovrebbero colpire, oltre a membri di spicco della nomenclatura russa, anche altre 70 aziende russe e si prevede di stilare una lista nera di paesi che “aggirano le sanzioni continuando a commerciare con la Russia”. In poche parole, in questa lista ci finiranno tutti i paesi europei, visto che gli stessi che hanno emesso le sanzioni hanno trovato il modo di aggirarle. Il primo ministro britannico, Sunak, ha rincarato la dose annunciando che a Londra ieri è stato approvato il divieto di importazione di diamanti russi, mentre il suo governo è pronto a vietare “l’importazione di rame, di rame, alluminio e nichel dalla Russia e imporrà sanzioni a 86 persone e società legate al presidente russo Vladimir Putin”.
Altro argomento caldo del summit è la Cina. A preoccupare sono le tensioni tra Pechino e Washington, tensioni al momento si fermano allo scontro commerciale, anche se non mancano questioni ancora più importanti come Taiwan. Michel, capo dell’UE, propone un atteggiamento morbido con la Cina perché per l’UE è fondamentale mantenere cordiali e forti i rapporti con Pechino, rapporti necessari per l’economia europea. Gli Stati Uniti, invece, si dicono preoccupati per le pressioni economiche e le ritorsioni che la Cina opera sui paesi vicini. Insomma, quelli che impongono sanzioni, parlano di “ritorsioni economiche cinesi” contro i paesi deboli.
Basta questo per capire che il G7 è il summit in cui 7 paesi coltivano l’arroganza di poter decidere i destini del mondo intero. Ma per fortuna non è più così.
Lascia un commento