Con una votazione notturna, sabato scorso il Senato francese ha approvato l’abolizione dei regimi pensionistici speciali, come previsto dalla riforma fortemente voluta da Macron.
La riforma del governo francese, che ha scatenato le ire dei lavoratori francesi, prevede l’innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni, con un primo aumento la prossima estate (62 anni e 3 mesi); nel 2026 si andrà in pensione a 63 anni e nel 2030 i lavoratori francesi potranno andare in pensione a 64 anni. Al momento la riforma è ancora da approvare interamente, ma ieri il Senato si è portato avanti abolendo i regimi pensionistici speciali, ossia la possibilità per i lavoratori francesi, occupati in settori ritenuti a rischio per la salute, potevano anticipare la pensione a parità di trattamento economico pensionistico. L’abolizione dei regimi speciali è un passaggio necessario – almeno secondo il governo francese – perché rappresentavano una scappatoia per milioni di lavoratori rispetto all’innalzamento dell’età pensionabile. Ad essere colpiti da questa prima riforma, sono stati anche i lavoratori della Ratp, l’azienda del trasporto pubblico a Parigi e in tutta l’Ile-de-France, che promettono battaglia e scioperi che paralizzeranno di nuovo il paese.
L’approvazione dell’abolizione dei regime speciali arriva alla vigilia di un’altra grande manifestazione-corteo prevista a Parigi e in tutta la Francia per il 7 Marzo. La tensione sociale in Francia è ormai esplosa; il governo Macron, come precedentemente fatto in Italia con la riforma Fornero, sta dando massimo sfogo alle sue politiche economiche anti-popolari destinate a colpire sempre di più la classe lavoratrice, un regalo al capitalismo monopolistico della globalizzazione che, in fortissima crisi da oltre un decennio, prova a salvarsi schiacciando ancora di più le classi subalterne. La reazione del popolo francese non si farà attendere, anche se è chiaro che gli scioperi ormai non riescono a fermare i disegni di chi muove i fili del mondo.
EQ
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