È ufficiale: Fabio Fazio, la voce più viscida del regime, il servo del potere che più servo non si può (al confronto Bruno Vespa sembra Che Guevara), lascia la Rai dopo più di 20 anni e diventerà nuovo volto di punta di Nove, canale in chiaro di Warner Bros Italia e del gruppo Discovery. La conferma arriva dallo stesso Fazio che, intervistato dal Tg3, conferma il mancato rinnovo con la tv di stato. Fazio ringrazia mamma Rai e dice che nella sua scelta ha pesato tanto il rapporto con la politica. Il conduttore non fa i nomi di nessun politico in particolare, ma non è esercizio difficile immaginare che fra i tanti a spiccare è il nome di Salvini che in passato ha attaccato Fabio Fazio per le sue posizioni; e lo stesso Salvini ieri ha twittato in maniera polemica “Belli Ciao!” in riferimento proprio all’addio di Fazio e della Littizzetto.
L’addio di Fazio ha scatenato diverse reazioni, soprattutto a sinistra. Per Carlo Calenda, il mancato rinnovo del contratto di Fabio Fazio è un duro colpo per la Rai che “dovrà trovare adesso qualcuno che le garantisca il 12% di share la domenica sera”. “L’uscita di Fabio Fazio dalla Rai è un danno all’azienda in termini di identità, qualità culturale e ascolti. Una brutta notizia per il paese. Negli anni tante belle pagine di servizio pubblico, fra tutte il Memoriale della Shoah con la Segre. Scelta scellerata mai portata in Cda” scrive invece Francesca Bria, membro del Cda Rai in quota Pd. Beppe Giulietti di Articolo 21, invece, punta il dito contro Salvini poiché “c’è il suo zampino dietro l’addio di Fazio” e a chi parla di risparmi in termini economici, lui fa notare che tra ascolti e pubblicità Fazio faceva incassare alla Rai più di quanto la stessa azienda spendesse per il programma.
Come si evince dalle reazioni, l’uscita di Fabio Fazio (con tutto il suo staff e la Littizzetto che lo seguiranno su Nove) è il frutto di una nuova lottizzazione della Rai. Il governo Meloni è intenzionato a rivoluzionare la Rai, o perlomeno, a rilevarne il controllo del Cda attraverso nomine “di parte” e l’inserimento nel palinsesto televisivo di programmi e conduttori “di destra”. Nulla di sconvolgente, la Rai è sempre stata terreno di scontro e lottizzazione: durante la prima repubblica, DC, PSI e PCI si spartivano reciprocamente Rai1, Rai2 e Rai3; ai tempi del bipolarismo (o pseudo tale) la lottizzazione è periodica ed alternata, con il PD che negli ultimi anni ha fatto la parte del leone. Ora il cdx prova a riprendere in mano l’azienda di stato e, secondo alcune indiscrezioni, sarebbero pronti gli ingaggi di Pietrangelo Buttafuoco e Marcello Veneziani, riferimenti culturali della destra di governo (ma al momento i due hanno smentito). A rischio ci sarebbe pure Lucia Annunziata, mentre si parla dell’arrivo in Rai di Nicola Porro. E, secondo alcune indiscrezioni, negli ultimi giorni Pino Insegno – che lo scorso anno chiuse la campagna elettorale sul palco con la Meloni – sarebbe stato visto entrare ed uscire più volte da Palazzo Chigi. E infine, sembra quasi certo il ritorno di Giletti, dopo la seprazione con La7 di Cairo.
Nel mirino poi ci sarebbe tutto il Cda da rinnovare e persino l’amministratore delegato che, salvo sorprese, sarà sicuramente Roberto Sergio vicino, ovviamente, al centrodestra e che sostituirà Fuortes.
Tra chi entra e chi esce, la gestione della Rai rimane sempre la stessa: lottizzazione sfrenata (come per le ferrovie) e calo della qualità del servizio. Tanto, alla fine, a pagare siamo sempre noi. Unica nota positiva di tutta questa vicenda è vedere Fazio raccogliere armi e bagagli e lasciare la sedia che ha abusivamente occupato e dalla quale ha avuto modo di insultare i novax, ma anche chi era ed è antieuropeista; è stato la voce di tutto quello contro cui abbiamo sempre lottato, l’ipocrita cantore di Obama e del pacifismo fatto a suon di bombe sulla Siria; ha dato spazio allo scientismo antiscientifico di Burioni e degli altri accoliti di Big Pharma. Vada via Fazio, per noi è solo una liberazione. Almeno la Rai da oggi fa un po’ meno puzza di marcio.
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