Mentre in occidente si festeggiava la Pasqua, la Cina dava inizio sabato scorso – concludendola ieri – alla più grande esercitazione militare attorno all’isola di Taiwan degli ultimi 30 anni. Una esercitazione che ha alzato, e non di poco, la tensione fra i due paesi asiatici. Le esercitazioni militari, iniziate sabato 8 aprile, hanno coinvolto più di 11 navi da guerra cinesi e fino a 70 aerei militari tutto attorno le acque di Taiwan.
L’esercito cinese ha comunicato che l’esercitazione – cominciata proprio quando la presidente di Taiwan Tsai Ing-wen, ritornava dall’incontro avuto con lo speaker della Camera degli Stati Uniti, Kevin McCarthy – ha avuto come obiettivo quello di misurare “la prontezza al combattimento, la preparazione nel raggiungere gli obiettivi strategici delle operazioni militari e la capacità di colpire gli obiettivi sul territorio nemico”. Il portavoce dell’Esercito di liberazione popolare, Shi Yin, ha riferito alla stampa che le esercitazioni sono state compiute per lanciare un “chiaro segnale di pericolo a tutte le forze e i separatisti che cercano di affermare l’indipendenza di Taiwan; è un avvertimento sia alle forze taiwanesi, sia agli agenti esterni che conducono azioni provocatorie”. Una dichiarazione che chiaramente fa capire come la Cina stia mostrando agli Stati Uniti i muscoli, minacciandoli di ritirarsi dalla contesa su Taiwan che per i cinesi è semplicemente una questione di politica interna. Dal punto di vista squisitamente militare, le esercitazioni sono partite dalla costa sud-orientale della provincia di Fujian che si trova a 70 km dalle isole Matsu e a 190 km da Taipei, la capitale. Dalla costa rocciosa di Fujian sono partiti anche più di 100 missili che hanno colpito tutti gli obiettivi che, nella simulazione, rappresentavano le principali basi aeree e navali di Taiwan. La presidente di Taiwan ed il ministro della difesa hanno comunicato alla stampa che l’isola di Taiwan è pronta a combattere e a difendersi dall’accerchiamento militare cinese per difendere “la propria libertà e la nostra democrazia”.
Il Giappone ha espresso preoccupazione per l’operazione militare cinese, poiché l’Esercito di liberazione popolare ha condotto le operazioni proprio nelle acque vicine alle isole giapponesi di Okinawa, come affermato lunedì dal ministero della Difesa giapponese. Jet da combattimento ed elicotteri sono decollati e atterrati sulle portaerei 120 volte da venerdì a domenica, con le portaerei, altre tre navi da guerra e una nave di supporto che sono arrivate entro 230 chilometri (143 miglia) dall’isola giapponese di Miyako, ha detto il ministero della Difesa. Il Giappone ha seguito le esercitazioni militari cinesi intorno a Taiwan “con grande interesse”, ha detto lunedì un alto portavoce del governo. Gli Stati Uniti hanno affermato che stanno osservando da vicino le esercitazioni della Cina e che le sue esercitazioni minano la pace e la stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan. “I nostri canali di comunicazione con la Cina rimangono aperti e abbiamo costantemente sollecitato la moderazione”, ha detto lunedì un alto funzionario dell’amministrazione. Al contrario, la Russia, che ha dichiarato una partnership “senza limiti” con la Cina, lunedì ha affermato che Pechino ha tutto il diritto di rispondere alle ripetute “provocazioni” nei suoi confronti e di svolgere esercitazioni militari intorno a Taiwan.
L’esercitazione cinese ha alzato di molto l’asticella della tensione militare in Asia. Pechino ha fatto intendere chiaramente di avere le capacità militari per provare a riprendersi Taiwan; una minaccia che viene scagliata non soltanto contro l’isola considerata separatista, ma anche e soprattutto contro Washington che continua a fomentare lo scontro armando Taiwan, coinvolgendo i suoi partner asiatici soffiando sul fuoco della guerra.
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