Che l’esplosione dei prezzi dell’energia e la conseguente crisi energetica ed inflattiva non siano ascrivibili alla guerra tra la Russia e l’Ucraina, ma alla speculazione finanziaria, ne abbiamo più volte parlato. E a dare conferma a questa nostra ipotesi, arriva William Engdahl, un giornalista americano che sul sito di Katehon – sito di informazione indipendente – ha ricostruito con particolare dovizia quello che sta alla base della famigerata, quanto fantomatica, crisi energetica.
Engdahl richiama l’attenzione su un documento intitolato A Fundamental Reshaping of Finance. Si tratta di una lettera che Larry Fink, il Ceo di BlackRock – il più grande fondo di investimenti al mondo – scrisse agli inizi del 2020 agli investitori di Wall Street. In quella lettera, Larry Fink parlò della rimodulazione degli investimenti nei confronti delle aziende che non si sarebbero accodate al nuovo progetto di una economia “green”. “Nel prossimo futuro – e prima di quanto la maggior parte preveda – ci sarà una significativa riallocazione del capitale… Il rischio climatico è il rischio di investimento”. Inoltre ha dichiarato: “Ogni governo, azienda e azionista deve affrontare il cambiamento climatico”. Insomma, sia i governi sia le aziende, se vogliono attrarre gli investimenti devono adeguarsi alla nuova ideologia del “green”, ossia devono essere pronti a sacrificare gran parte del settore produttivo, distruggendo lavoro, risorse, impianti e persino le vite di milioni di poveri che si ritroveranno senza un lavoro, senza una casa, senza nulla. Quindi, negli intenti di Fink, Black Rock controllerà con occhio attento chi tra le aziende e gli stati aderirà alle direttive della Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Ovviamente Black Rock, possedendo un fondo di circa 7 triliardi di dollari, ha tutta la forza per influenzare i mercati, ma anche le aziende e gli stati. Infatti, secondo la ricostruzione di Engdahl, il piano ERG – cioè il piano di investimenti finanziari green di BlackRock – hanno colpito un colosso petrolifero come ExxonMobil che adesso ha all’interno del proprio consiglio di amministrazione persino 4 uomini di Black Rock. Ma non solo. Larry Fink è anche nel consiglio di amministrazione del World Economic Forum di Klaus Schwab, oltre ad essere uno dei fondatori della Task Force on Climate-related Financial Disclosures (il TCFD) ed è un firmatario del PRI delle Nazioni Unite – Principles for Responsible Investing, un documento con i quali i più grossi investitori si impegnano ad investire nell’industria green.
E secondo Engdahl, Larry Fink sta anche influenzando le politiche energetiche di Joe Biden che, sin dall’inizio del suo mandato presidenziale, ha attuato una politica energetica aggressiva, riducendo la capacità di raffinazione degli Stati Uniti che, nonostante stiano acquistando e producendo più petrolio negli ultimi due anni, sono appunto limitati dalla chiusura di molte raffinerie; una politica anti-raffinerie che finirà col paralizzare l’economia statunitense.
Dunque, come si vede, il problema del costo dell’energia è la speculazione. I fondi come BlackRock, in pratica, dicono alle aziende e agli stati che, se vogliono ancora usufruire di idrocarburi per il proprio sviluppo industriale, devono pagare le materie prime a prezzi più alti. Così se gli stati o le aziende non si adeguano da soli chiudendo gli impianti “energivori”, saranno i costi elevati a renderli fuori mercato portandoli alla chiusura.
Un po’ come il pizzo: o lo paghi per evitare che qualcuno ti incendi il negozio oppure qualcuno ti incendia il negozio. È la mafia legalizzata.
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