Il Consiglio straordinario di Cassa Depositi e Prestiti ha ufficialmente presentato un offerta di acquisto di 10 miliardi per Tim. Tenuto conto degli 8 miliardi di debito della società di telefonia, il valore conferito da Cdp è di 18 miliardi.
L’offerta è il primo passo verso la nazionalizzazione di una impresa strategica che nel 1997 fu privatizzata – o per meglio dire, regalata agli amici degli amici. Cdp è quindi intenzionata ad acquistare Tim, riportando sotto il controllo state un settore strategico come quello delle telecomunicazioni, sempre più importante per gli stati e per i rapporti geopolitici, tra innovazione tecnologica, 5G ed altro.
l’offerta di Cdp è fatta di concerto con il fondo australiano Macquaire; un binomio consolidato, visto che Macquaire e Cdp controllano il 40% di Fibercorp, la rete fibra di Tim. In effetti l’offerta riguarda Sparkle, la rete secondaria di Fibercorp. Se l’operazione dovesse andare in porto, Cdp diventerebbe di fatto monopolista del settore, possedendo già il 60% di Open Fiber, la concorrente di Fibercorp. Per la riuscita dell’operazione, esistono però due ostacoli. Il primo è rappresentato da Kkr, il fondo americano che possiede quote sia nel settore primario e secondario di Tim, sia in Open Fiber. Secondo alcune indiscrezioni, Kkr potrebbe acquisire la totalità di Tim con una offerta più alta. Questa ipotesi probabilmente è preferibile dall’UE – il secondo ostacolo del disegno di Cdp – perché in qualche modo scongiura la creazione di un monopolio, contrario ai trattati europei.
Al di là degli aspetti tecnici, c’è da far notare come in Italia non ci siano i soldi per nazionalizzare le industrie energetiche; in Italia non ci sono soldi per eliminare le accise. E sempre in Italia si fa un gran parlare contro le misure a sostegno degli indigenti – definiti come fannulloni; tuttavia, dopo aver regalato imprese strategiche ai soliti amici degli amici, magicamente si trovano i soldi – e non quattro spicci, ma 10 miliardi – dalle casse pubbliche per riparare i disastri fatti dalla peggior classe imprenditoriale del mondo.
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