“Non è tollerabile che possano esserci, se verranno confermati, episodi come questi”.
Queste le parole del presidente dell’Emilia Romagna e candidato alla segreteria nazionale del partito, Stefano Bonaccini, all’indomani dello scandalo corruzione all’europarlamento, che ha visto gli arresti dell’ex eurodeputato Pd (poi Articolo Uno) Pier Antonio Panzeri, del suo ex assistente Francesco Giorgi, della vice presidente greca del Parlamento europeo Eva Kaili, compagna dello stesso Giorgi, e del responsabile della ong Niccolò Figà-Talamanca. La riproposizione della “questione morale”, di berlingueriana memoria, soddisfa, nei modi, la quota “comunista” del partito, ma nei fatti, sembra più un mantra di parole vacue. La verità è che il PD, per le sue strutture, le sue dinamiche, i suoi collegamenti, il suo stesso modo di intendere la politica, ha da tempo accantonato il tema della questione morale a vantaggio di temi più pratici e più o meno leciti. La bagarre accorsa nella puntata di domenica a In Onda tra Concita De Gregorio ed il candidato Bonaccini sulla sua conoscenza del testo di Bandiera Rossa, conferma, se mai ce ne fosse bisogno, quanto questa sinistra istituzionale, parli principalmente a se stessa dai tanti salotti che le vengono messi a disposizione. Con buona pace del compagno Berlinguer
Bonaccini, “comunista” ma non troppo.
AD
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