Emanuele Quarta
Avanti.it
Dopo la caduta di Bakhmut – o la riconquista di Artemovsk, a seconda del lato della trincea dal quale si guardino gli eventi – l’Ucraina ha lanciato un attacco sul suolo russo, in particolare sulla città di confine di Belgorod. La sortita, che ha causato feriti tra la popolazione civile, è stata portata avanti dalla Legion of Free Russia e il Russian Volunteer Corps, due gruppi composti, almeno secondo la propaganda bellica occidentale, da russi antiputiniani e sostenitori della causa ucraina. Ovviamente, la cittadinanza russa dei membri di questi gruppi non può essere confermata e non bastano i video in cui i soldati in questione parlano russo perché, a differenza di quanto si voglia far credere, il russo è parlato da tutti gli ucraini anche e soprattutto come prima lingua.
Quello che è certissimo è che l’attacco è stato effettuato usando mezzi e armi occidentali, nello specifico americane. La Russia, tramite foto e video rilasciati dall’FSB, ha mostrato la presenza di veicoli MRAPs (Mine-Resistant Ambush Protected vehicles) veicoli antimine di fabbricazione americana (circa 500 sono stati inviati proprio dagli Stati Uniti con l’ennesimo pacchetto di aiuti bellici) e di mezzi Humvees, anche questi americani. Ma l’attacco a Belgorod non è l’unico. Secondo quanto riferito sempre dall’FSB, alla vigilia del 9 maggio, un gruppo di sabotaggio e terrorismo ucraino ha pianificato di minare più di 30 tralicci di linee elettriche ad alta tensione delle centrali nucleari di San Pietroburgo e Kalinin. Questo avrebbe portato al blocco temporaneo dei reattori nucleari. I terroristi sono riusciti a far saltare in aria uno e quattro pilastri delle linee elettriche della centrale nucleare di San Pietroburgo e a posizionare gli IED sotto sette pilastri della centrale nucleare di Kalinin, ha aggiunto il servizio di sicurezza. Tuttavia, l’attacco è stato sventato e i terroristi arrestati. In loro possesso sono stati trovati 36,5 kg di plastide, utilizzato per esplosivi americani C-4, 61 detonatori, 38 timer elettronici e due pistole PM con cartucce.
Peskov, senza troppi giri di parole, ha accusato l’occidente e la Nato per gli attacchi a Belgorod segno che “l’intervento diretto e indiretto contro la Russia cresce giorno dopo giorno” e che “oramai non è un segreto che le armi americane vengono usate contro il nostro territorio”. Gli Stati Uniti, per bocca del portavoce del dipartimento di stato Matthew Miller, smentiscono ogni loro coinvolgimento, però si riservano di verificare le immagini rilasciate dal governo russo perché “non abbiamo mai autorizzato l’uso di nostre armi contro il territorio russo”, in quella che sembra una presa di distanza dalle azioni degli ucronazi.
Qual è dunque il significato di questo attacco sul suolo russo? Prima di tutto è evidente che attaccare Belgorod ha avuto una funzione politica e propagandistica con una sortita funzionale alla distrazione dell’evento più importante, ossia la sconfitta di Bakhmut, la fortezza inespugnabile, almeno secondo le parole dell’alto comando ucraino. Ma attaccare la Russia serve, da una parte, a mostrarla vulnerabile ad infiltrazioni nemiche (ma chi conosce la materia bellica sa benissimo che su un confine lungo centinaia e centinaia di chilometri non si troveranno mai soldati appostati proprio sul confine, ma nelle retrovie, pronti ad intervenire), ma soprattutto a far vedere che l’Ucraina è pronta per la fantomatica controffensiva, a patto che gli alleati inviino ancora armi.
Tuttavia dopo queste azioni a Washington sembrano aumentare i malumori verso la leadership di Zelensky e i rapporti già tesi, come vi abbiamo raccontato, sembrano incrinarsi ancora di più. La verità è una sola: l’Ucraina può ormai affidarsi ad atti terroristici, non avendo più uomini da mandare a morire (solo bambini addestrati da Azov), non avendo più armi da estorcere ai paesi Nato che hanno ormai i magazzini vuoti.
La Nato e gli USA stanno perdendo miseramente questa guerra, e dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi sempre più espedienti, al limite del ridicolo e anche oltre, per mantenere viva l’illusione che Kiev sia ancora in grado di sostenere lo sforzo bellico e differire un armistizio ormai invocato anche dai più irriducibili avversari della Russia.
Aureliano71 dice
I russi non devono accettare nessun armistizio ma arrivare ad imporre alla NATO le condizioni della resa. La NATO deve ritirarsi Ada almeno 1000knm dai confini russi e dei loro alleari. Smantellamento della struttura 5eyes, Marina britannica fuori dal Baltico e dal Mar Nero, consegna di alcuni oligarchi occidentali come ostaggi in Russia e infine pagamento di tutti i danni di guerra alla Russia per un importo equivalente ai finanziamenti all’Ucraina dal 2014 al momento della resa. I russi devono avere garanzia sullo smantellamento definitivo dell’Impero anglosionista.