Il centrodestra ha sempre osteggiato il Reddito di cittadinanza. In campagna elettorale la Meloni non ha fatto mistero di volerlo abolire e oggi che si trova a governare è decisa a voler eliminare un sussidio che, in un modo o in un altro, seppur pieno di difetti e molti aspetti da correggere, ha permesso a milioni di diseredati di poter sopravvivere – anche se a malapena – pagare un affitto o fare la spesa.
Il governo ha fatto sapere di star lavorando ad una riforma che introdurrà un nuovo sussidio contro la povertà, eliminando definitivamente il Rdc. La bozza della riforma prevede la nascita di Mia, un nuovo sussidio che sostituirà il reddito di cittadinanza a partire da settembre 2023, termine ultimo per richiedere il Rdc dopo la proroga approvata lo scorso gennaio e che fissa al 31 dicembre 2023 l’ultimo giorno in cui potrà essere erogato il Reddito di cittadinanza.
La riforma voluta dal governo prevede la distinzione dei beneficiari tra famiglie composte da soggetti “occupabili” e famiglie composte da soggetti non occupabili, minori e adulti oltre i 60 anni. Per il primo gruppo, il sussidio sarà di massimo 375 euro mensili, erogabile per un massimo di 12 mesi, rinnovabile solo per ulteriori 6 mesi un seconda volta, mentre il terzo rinnovo si potrà richiedere solo dopo un anno e mezzo; per le famiglie con soggetti non occupabili, il sussidio sarà di 500 euro mensili, sempre per un massimo di 12 mesi ed una proroga di 12 mesi ulteriori. “Il Mia nasce dalla volontà di risolvere il tema delle politiche attive e di spostare quello che oggi è un sussidio sul tema della politica attiva.” ha spiegato ad Agorà il sottosegretario all’economia, Federico Freni “Quindi, ovviamente, non è una retromarcia. Si era detto che si sarebbe cambiato il reddito di cittadinanza. Si era detto che si sarebbe immaginata una misura che avrebbe consentito a chi non può lavorare di essere sostenuto e a chi non vuole lavorare di dover lavorare per forza, se la vuole.”
Come è facile intuire dalle parole del sottosegretario Freni, il governo Meloni sta usando tutta la sua forza per combattere i poveri, non la povertà; la terminologia usata, i toni sprezzanti verso chi non può non lavorare in condizioni di schiavitù e con salari da fame. Il sussidio che verrà, sembra più un ricatto dello Stato: “sopravvivi con 375 euro se riesci, altrimenti vai a lavorare a nero da qualcuno a condizioni disumane”. Poco importa se il sud si sta letteralmente spopolando proprio per la fuga da un mercato del lavoro iniquo e massacrante, e il potere d’acquisto degli italiani cala sempre di più a causa delle politiche predatorie della Banca Centrale Europea; il governo Meloni mantiene le sue promesse, tranne quando si tratta del taglio delle accise sui carburanti. È un regalo agli interessi di Confindustria, sempre alla ricerca degli abbattimenti dei costi da far gravare sulle spalle di chi lavora o di chi, non potendo sopravvivere con questi sussidi, finirà per accettare qualsiasi lavoro a qualsiasi condizione di sfruttamento.
EQ
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