Il 18 marzo è una giornata importante della guerra fra Russia e Ucraina. Infatti, sabato prossimo scade la prima proroga dell’accordo sul grano ucraino stipulato una prima volta a luglio in Turchia per 120 giorni; poi prorogato a Novembre per altri 120 giorni.
L’accordo – lo ricordiamo – stipulato ad Istanbul sotto la mediazione di Erdogan, tra Ucraina e Russia, e del quale è garante il Segretario Generale dell’ONU Gutierrez, prevede la possibilità per le navi cariche di grano che partono dai porti ucraini di Odessa, Chernomorsk e Pivdennyi, di salpare senza ricevere attacchi o blocchi dalla marina russa; al ritorno le navi poi vengono ispezionate per evitare che possano trasportare illegalmente armi destinate all’Ucraina.
A Ginevra si sono tenuti colloqui tra la Russia – rappresentata dal vice-ministro agli esteri Sergei Vershinin – e le Nazioni Unite. “La Russia” dice Vershinin “è assolutamente favorevole all’estensione dell’accordo, ma soltanto per 60 giorni e non 120 come avvenuto in precedenza”. La motivazione di questo dimezzamento starebbe nel fatto che la Russia chiede altresì lo sblocco delle esportazioni dei suoi prodotti agricoli che “sebbene non siano sottoposti a sanzioni, sono comunque bloccate dalle sanzioni sui pagamenti esteri verso il nostro paese”, dice Vershinin. Ma non solo. Stando a quanto riportato da Euronews, la Russia avrebbe chiesto la rimozione dell’embargo sui fertilizzanti chimici, soprattutto l’ammoniaca. Solo in quel caso, sempre secondo il sito di news europeo, la Russia potrebbe accettare una proroga di 120 giorni.
Dal Palazzo di Vetro traspare comunque ottimismo e il Segretario Generale Gutierrez afferma in una dichiarazione ufficiale che “l’ONU sarà sempre dalla parte dell’accordo sul grano, fondamentale per sfamare miliardi di persone”; mentre da Istanbul chiariscono che non ci sono problemi e alla fine, l’accordo verrà rinnovato senza problemi. E questa mattina, dopo lunghi colloqui, le parti hanno informato la stampa che l’accordo verrà prorogato per altri 60 giorni, come chiesto dalla Russia.
La vicenda del grano ucraino è uno dei tanti esempi del doppiopesismo ipocrita dell’occidente: da una parte si sbandiera l’accordo come fondamentale per non far morire di fame miliardi di persone nel mondo; dall’altra parte però, si impedisce l’export dei fertilizzanti che, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, sono fondamentali per lo sviluppo dell’agricoltura intensiva, un passo necessario per uscire dall’agricoltura di sussistenza che mai potrà sfamare miliardi di bocche, soprattutto in Africa. Guardando la vicenda, dunque, con occhio critico, sembra che la reale intenzione dietro l’accordo sul grano, sia quella di dare all’Ucraina una fonte di approvvigionamento economico necessaria per comprare armi, oppure – peggio ancora – necessaria ad oliare quella macchina della corruzione che tiene in piedi un paese fallito che si regge sui miliardi provenienti dall’UE. E dunque i russi non vogliono più prestarsi alla farsa.
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