E alla fine il governo Meloni è riuscito ad abolire il Reddito di cittadinanza e a sostituirlo con la Mia (Misura di Inclusione Attiva) che, come vi abbiamo già spiegato, prevede una doppia distinzione fra i percettori (distinti in inabili e occupabili) e la misura erogata (Assegno di inclusione” per gli inabili, “Strumento di attivazione” per gli occupabili).
Secondo quanto riportato dalla relazione tecnica che ha accompagno il “Decreto Lavoro” del primo maggio scorso, con il nuovo strumento di inclusione, circa 422 mila nuclei familiari, equivalenti a più di 615 mila individui, perderanno il diritto alla percezione del “nuovo” Rdc. Si tratta dei cosiddetti “occupabili” dei quali soltanto la metà, 320 mila circa, riceveranno il sussidio di accompagnamento verso il mondo del lavoro (Strumento di attivazione) pari a 350 euro mensili, a patto però che questi siano disposti a partecipare ad un corso di formazione per un massimo di 12 mesi. Tutti gli altri, cioè tutti coloro che non riceveranno nemmeno questa misera somma (con la quale, chi la riceve, potrà decidere se mangiare o curarsi), dovranno arrangiarsi per mangiare. Come? Il governo non lo sa, non lo spiega e non ci prova nemmeno a “creare” lavoro. Tutto viene lasciato alle fluttuazioni del mercato, alle offerte dei datori di lavoro, senza alcuna garanzia per i lavoratori.
Dalla relazione, dunque, si evince che l’Italia è il Paese dei balocchi, dove chiunque – tra questi 320 mila disoccupati – uscendo di casa possa trovare un lavoro ben retribuito e con un orario di lavoro umano che gli consenta di condurre una vita dignitosa, formare una famiglia e crescere dei figli. Ma non solo, si evince pure che per coloro che non troveranno lavoro i corsi di formazione li investiranno proprio sotto il portone di casa; corsi che gli consentiranno – finita la fase della formazione – di trovare subito lavoro. Tuttavia, l’Italia non è assolutamente questo regno paradisiaco dove il lavoro abbonda ed i lavoratori godono di ampie e consolidate garanzie. La normalità di questo paese allo sbando è un’altra: chi non riceverà più il reddito di cittadinanza sarà costretto a scegliere fra alternative una peggio delle altre, tra criminalità organizzata, lavoro in nero nei campi – anche questo un piano del governo targato Lollobrigida, il cognato d’autore – o, addirittura, a rapinare banche, supermercati, per potersi sfamare. Stiamo parlando di persone che vivono in contesti che nella vulgata perbenista borghese sono definiti borghesi, cioè quartieri-ghetto privi di ogni forma di servizio degno di una società civile; parliamo di persone che per vari motivi non hanno mai lavorato, perché troppo poveri per andare a scuola e studiare o troppo poveri per emigrare in terre “più felici” e che sono destinate a diventare manovalanza di bassissima leva della mafia, con tanti saluti ai proclami e legalitari e securitaristi del centrodestra. Ma evidentemente alla Meloni, che probabilmente la fatica del lavoro e i morsi della fame non li ha mai provati, non frega nulla dei destini di milioni di uomini e donne che hanno una sola colpa: essere considerati parassiti da uno stato che li affama per fare la guerra in giro per il mondo ed ingrassare gli amichetti di Confindustria.
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